E' strano, eppure è così. Tanti, troppi gruppi promettenti non hanno mai conosciuto la fama che avrebbero dovuto. Sono sempre rimasti nascosti in una scena musicale ostile, che etichettava ed atichetta un certo modo di fare musica come "rumore". Il metal, al di là di alcune eccezioni è stato sempre considerato come un genere off limits, improponibile in alcuni ambiti. Questo ha contribuito a rendere il mercato discografico saturo delle stesse proposte, mentre band ed artisti validi sono rimasti rilegati quasi a merce, come oggetti da scartare, abbandonati a loro stessi. Senza fondi, poco sponsorizzati e di conseguenza poco conosciuti. Questo è il caso in cui si sono ritrovati gli Omen, una band statunitense di heavy metal. Sarà stato per l'impossibilità di farsi conoscere, o forse per una proposta musicale giudicata di "nicchia", sta di fatto che il gruppo in questione non ha mai avuto quella visibilità che stando alla qualità dei dischi prodotti, avrebbe meritato.

Proprio per questi motivi ho deciso di recensire The curse, il terzo capitolo della loro discografia. Un'occasione anche per far conoscere questo disco e la band, vista la poca presenza di essa sul sito.

The curse è un album di heavy metal classico: tante volte gli Omen sono stati accostati agli Iron Maiden degli inizi. Ritmi veloci, preponderanza di riff taglienti ed aggressivi, assoli, grande capacità nello sprigionare pathos. Tutti elementi incondonfibili della band statunitense, che fin dall'inizio della sua carriera è stata considerata come un pilastro dell'epic metal similmente a gente come i Manilla Road e i Cirith Ungol, per poi perdere (e molto) con il passare degli anni la sua attitudine battagliera e al di fuori degli schemi.

Da sempre definito il loro capolavoro dai membri stessi della band, ma non dalla critica, The curse si differenzia dai due lavori precedenti per una rinnovata capacità compositiva e sicuramente una maggiore consapevolezza nei propri mezzi tecnici. Da questo punto di vista mi preme sottolineare la stupenda voce di J.D.Kimball, un cantante atipico per il genere, morto nel 2003. Il suo timbro particolare si può ascoltare già nell'iniziale titletrack, in cui emergono inoltre tutte le caratteristiche fondamentali dei quattro musicisti. Allo stesso modo sono degne di attenzione la strumentale "S.R.B." con i riff continui di Kenny Powell, la splendida "Teeth of the hydra" da sempre considerata come il loro capolavoro e le ottime "Eye of the storm", "The larch" e "Bounty hunter".

Naturalmente in tutti i giudizi c'è soggettività, ma mi sento di consigliare questo disco (come i suoi precedenti) sia per l'ottima musica che contiene che per la band stessa. Un lavoro davvero notevole che merita sicuramente un ascolto.

1. "The Curse" (5:45)
2. "Kill On Sight" (4:50)
3. "Holy Martyr" (4:02)
4. "Eye Of The Storm" (4:11)
5. "S.R.B." (5:46)
6. "Teeth Of The Hydra" (6:01)
7. "At All Cost" (5:26)
8. "Destiny" (3:24)
9. "Bounty Hunter" (4:24)
10. "The Larch" (1:31)

Elenco tracce e video

01   Death Rider (03:31)

02   The Axeman (04:30)

03   Last Rites (03:43)

04   Dragon's Breath (03:02)

05   Be My Wench (04:08)

06   Battle Cry (03:44)

07   Die by the Blade (03:11)

08   Prince of Darkness (02:48)

09   Bring Out the Beast (04:14)

10   In the Arena (04:00)

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Di  Hellring

 Uno dei dischi più belli del genere, uno di quelli più puri e semplici, partorito senza l'aiuto di un'orchestra al seguito.

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