Pierpaolo Capovilla ha appena tagliato il traguardo del mezzo secolo di età, continuando a dividersi democraticamente tra i due progetti madre della sua ormai lunga carriera, entrambi di successo; One Dimensional Man e Il Teatro Degli Orrori.

A sette anni dal precedente “A Better Man”, tornano in pista i primi con questo nuovo “You Don’t Exist”, licenziato ancora una volta da La Tempesta Dischi ed arricchito da una formazione rinnovata (fuori Bottigliero e Ragno Favero, dentro Franz Valente e Carlo Veneziano); lavoro che arriva dopo due album del Teatro ed il curioso progetto Bunuel (assieme a Eugene Robinson, Xabier Iriondo degli Afterhours ed il fedelissimo Franz Valente).

E proprio quest’ultimo progetto, così come quanto fatto col Teatro (sentire l’incedere di “In The Middle Of The Storm”, tra cantato e recitato, mentre la furiosa “Alcohol” si avvicina tantissimo ad atmosfere bunueliane), potrebbe aver ispirato Capovilla a riproporre un sound molto più ruvido e vicino agli esordi hardcore noise della band, non di certo maggiormente levigato come nella precedente prova in studio. Svolta evidente già dai primi due pezzi in tracklist, la sferragliante “Free Speech” e la più “melodica” (tra virgolette enormi) titletrack (e primo singolo).

Pezzi che settano le coordinate di un lavoro martellante, crudo ed intenso, interpretato da Capovilla con una rinnovata verve ed una più che buona ispirazione; Valente fa la sua parte martellando sulle pelli come si deve, Veneziano si mostra perfettamente integrato nel sound del trio. Troviamo una bellissima “Crying Shame” a spezzare in due il disco con un sound pacato ed addolcito da una controparte vocale femminile; per il resto sono mazzate a non finire (su tutte la pillola “We Don’t Need Freedom” e le maggiormente sviluppate “No Friend” ed “In Substance”, quest’ultima più accessibile).

In chiusura troviamo “The American Dream”, pezzo quasi à la Nick Cave che nel proprio testo mette in fila tutti i nomi dei Presidenti degli Stati Uniti; un modo per mettere all’interno di pochi minuti passato, presente e futuro, e forse una critica ad una parabola giudicata un po’ troppo discendente.

Un bel ritorno questo dei ODM, addirittura ai limiti del sorprendente; un gran bel modo di proseguire un discorso interrotto ormai sette anni fa.

Traccia migliore: Alcohol

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