I Rites Of Spring, bisogna per forza parlare di loro prima di parlare degli One Last Wish, band durata pochissimo, nata subito dopo lo scioglimento dei Rites nel 1986, e scioltasi dopo qualche mese dove ebbero luogo 6 concerti e le registrazioni del loro unico album. I Rites Of Spring si diceva, già perchè tre quarti della formazione dei Wish era formata proprio da ex membri dei Rites: Guy Picciotto (voce, chitarra), Eddie Janney (voce, basso), Brendan Canty (batteria) e Michael Hampton (chitarra, backing vocals), tirarono fuori in quei giorni d' inverno dell' 86' uno dei più bei dischi della scena di Washington D. C., che non venne stampato fino al 1999 su Dischord records (e chi altri senno'?). Già Washington D. C. si diceva, una scena musicale ai tempi veramente vivace, e veramente indipendente, in quel 1986 non si parlava ancora di Fugazi, ma i tempi erano ormai (quasi) maturi, Ian Mackaye, che produsse sia i Rites che il disco in questione dei Wish, era impegnato (oltre che a mandare avanti la sua Dischord Records) con gli Embrace, altra formazione essenziale della scena, e Picciotto dopo lo scioglimento dei fenomenali Rites stava tirando fuori con questi One Last Wish qualcosa di altrettanto fantastico. Il paragone con i Rites è d' obbligo, certo, ed il suono per certi versi, soprattutto ad un primo ascolto può sembrare molto simile alla band precedente, la foga, quella foga esecutiva straziata ed emotiva, è lì al suo posto, ed il disco in un certo senso vira in chiave ancora più melodica il suono Rites, ma lo fa in maniera secca, istintiva, minimalista, la voce di Picciotto (che a parere di chi scrive resta una delle cose migliori mai udite da orecchio umano) lacerata, deformata, totalmente espressionista è spinta nei turbini distorti e melodiosi del muro di chitarre e dalla deragliante sezione ritmica, i suoni sono impastati e disordinati, potenti e vibranti. Il talento della band viene fuori in ognuno di questi 12 brevi brani, racchiusi in appena 24 minuti circa, dalle straordinarie melodie di "Hide", "Burning In The Undertow" o "Three Unkind Silences", dalla furente "Break To Broken" oppure dalle strepitose "Home Is The Place" e "One Last Wish", e poi c'è lei: "My Better Half" capace in neanche 2 minuti di durata di straziarti le viscere e di appagarti i sensi e spedirti in paradiso allo stesso tempo. un disco carico di grande emotività, frutto di una band formata da grandissimi talenti in un momento chiave della loro esistenza musicale.

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