Uno dei migliori album usciti in questo lungo 2003, proviene dal freddo della Scandinavia, dove, in compagnia dell'ormai fido Steven Wilson dei Porcupine Tree, gli Opeth, la band progressive metal di maggiore successo (con i Meshuggah) degli ultimi anni, si è ancora una volta riunita, stavolta per regalare al suo pubblico l'attesissimo album acustico più volte annunciato.

In realtà non si tratta di una vera e propria sorpresa, visto che il sound di Damnation è quello ormai tipico degli intermezzi e delle tracce goth acustiche alla Death In June presenti nei precedenti album della band svedese. Mikael e Peter, i due leader del gruppo, non hanno fatto altro che trasporre in un unico cd queste atmosfere dark con clamorose reminiscenze pink floydiane, dando forma però ad un album di elevatissima qualità, ben suonato e interpretato con splendida partecipazione dagli altri membri del gruppo.

Per chi non conoscesse gli Opeth e non abbia mai ascoltato le varie Harvest, Benighted o la misconsiderata Still Day Beneath The Sun, questo è un disco davvero stupefacente, e per giunta, del tutto lontano dagli standard degli album unplugged delle rock bands degli ultimi anni. E' un album buio, triste, da ascoltare in completa solitudine e possibilmente a luci basse per essere ben assorbito.

L'apice, la canzone che spicca tra tutte le altre e che alla lunga risulterà essere tra le migliori dell'intera produzione opethiana, è senza ombra di dubbio Hope Leaves, una divina interpretazione della solitudine e della disperazione, raccolta intorno ad un arpeggio di chitarra tutto fuorché banale, e ad un cantato non lontano dal Gilmour dei tempi d'oro. Se questo era il fulcro dell'intero disco, allora Windowpane risulta essere un'introduzione perfetta alle atmosfere che regnano all'interno di questo album, e gli accordi tetri di piano di To Rid The Disease sono in grado di farti fermare a riflettere sulla tua condizione come poco altro, lasciando un sottile ma consistente velo di paura degno dei più convincenti misteri di questo pazzo mondo.

Non fatevi mancare questo disco se amate gli arrangiamenti unplugged, perché se ne ascoltano davvero pochi di questo livello. Provare per credere. A volerla dire tutta, questo album potrebbe essere maggiormente amato da nuovi ascoltatori provenienti da esperienze rock che non dai vecchi fan che li seguono ormai da diversi anni, e che magari apprezzano molto di più il growling e le musiche impuramente definite progressive dei primi Opeth. Per chi invece ha già ascoltato questo disco, è in vendita anche un DVD con 18 tracce comprendenti tutto Damnation e alcuni dei recenti successi del gruppo scandinavo.

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