Non tradisco le mie origini "metalliche" e alla proposta fatta tempo fa da Inghe rispondo con un si!: mi armo di biglietto e insieme al mio prode De-Friend mi dirigo verso la città che fu di tanti "birboni" per assistere al concerto della band che al momento, e ne ho avuto conferma, sbarazza via senza tanti problemi la concorrenza death-metallica-prog. Gli Opeth non c'è bisogno che li presenti visto che ai più saranno già conosciuti o quantomeno avranno letto il loro nome su qualche rivista "pesa" che si rispetti. Arrivati in città cerco subito di raggiungere il Flog che nonostante sia stato per anni il luogo da me più battuto e più familiare, ogni volta sembra che si sposti lui stesso: credo che sia arrivato il momento di prendere quelle pilloline per la memoria!! Torno indietro: con noi due si uniscono all'uscita di Lavoria sulla Fi-Pi-Li due nostri amici di cui uno un gran conoscitore della scena passata e odierna di musica "growl" e batterista incallito ed è quindi intesa a "prima facie".
Il Flog si presenta subito gremito già all'entrata e la cosa incomincia a preoccuparmi: concerto metal + gente metal + calca =?...a voi la risposta. Semi-freddi dalla temperatura quasi glaciale ci infiliamo nella pizzeria astante l'auditorium e ci facciamo una bella pizza: la calca oramai ha raggiunto il suo massimo livello e mentre incomincia a piovere si innalzano i primi cori: OPETH! OPETH! OPETH!. Siamo fuori, il tempo di una cicca e via....siamo già dentro un'altra volta, ma questa volta all'interno del Flog con le orecchie che già sanguinano al suono dei Burst, band di supporto che produce un sound da paura ma una voce (voce?) quasi inascoltabile. Riescono comunque a scaldare l'ambiente e dopo circa 15 minuti intanto Inghe ci raggiunge in condizioni post-colloquio-genitori e poi entrano loro. Tutta l'attenzione è su Mikael Akerfeldt chitarra e voce nonchè mente del gruppo che avvolto in un buio totale innalza la mano e mostra il simbolo di fede eterna al metallo. Si parte con "Drapery Falls" da "Blackwater Park" ed è subito delirio: la band sprigiona un suono gelido, funesto e la sua voce è diabolica, terrificante ed il tutto senza il minimo sforzo con una naturalezza agghiacciante. Si può capire subito che questi qua non scherzano e che di fronte abbiamo gente con le contropalle ma me lo aspettavo. Segue "Ghost Of Perdition" tratto dall'ultimo capolavoro "Ghost Reveries" e le mie aspettative diventano certezze: sono davvero grandi! Spaventosa la capacità del front-man di spaziare tra growl diabolico e momenti di melodia pura dove la voce si fa più limpida che quasi ti sembra uno scherzo. Il resto della band esegue alla perfezione tutti i cambi di tempo, le stoppate e anche nei momenti più tirati riescono a mantenere una compostezza fuori del normale. Il concerto va avanti e oscilla tra momenti di oscurità totale e altri più buffi come quando sul finire di "Hope Leaves" (non sono sicurissimo fosse quella) salta la corrente e tutta l'amplificazione!! Akerfeldt si rivela anche un buon intrattenitore a dispetto della sua figura poco rassicurante: parla, scherza e propone indovinelli al pubblico. Con Inghe oramai mezza assopita insieme agli Opeth ci dirigiamo verso la fine del concerto, spazio occupato dalla doppietta "Damnation" - "Deliverance", ossia la contraddizione in termini: tranquillità - rabbia. Il concerto finisce ma gli svedesoni ci regalano un bis: "Deliverance" ancor più peso e diabolico.
Con le orecchie gonfie e doloranti salutiamo Inghe e gli altri, montiamo in macchina e intanto si è messo a piovere.
La mattina dopo mi alzo e sono felice.
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