Come diceva Nanni Moretti in "Caro diario", mi troverò sempre d'accordo con una minoranza di persone. In questo caso, me la devo costruire la minoranza, perchè degli Opposition, sulle recensioni di DeBaser, non vi è traccia. Sarà capitato anche ad alcuni di voi di risentire a distanza di anni (tanti, magari) i dischi dei vent'anni e riscoprirne i pregi. Con "Intimacy", album dell' 1983 degli Opposition, ho provato qualcosa di più:la sensazione che fosse musica "senza tempo", in grado di accompagnarti adesso esattamente come allora, mantenendo la stessa capacità espressiva . Sono dieci canzoni, di forte omogeneità, con la parte ritmica  spesso in primo piano, dalle atmosfere rarefatte, in cui  musica e voce sono in perfetta simbiosi. Riconducibile alla trilogia Seventeen Seconds-Faith-Pornography dei Cure, per la presenza di quel filo conduttore tra un brano e l'altro, che lega l'intero album.

Mai come in questo caso, gli Opposition mantennero fede al proprio nome: sonorità fredde, secche, decise, senza un attimo di riposo, che però trasudano passione e producono calore.

La tribale e vigorosa "A day in the future", il basso quasi funkeggiante e le stilettate della batteria della incalzante "Aching Arms", l'evocativa "Big Room Small View", l'intermezzo pianistico di "I became a new man" (cosi' simile alla "A reflection" di Seventeen Seconds, appunto), la ballata "Life's Blood" dolce e severa, "My room is white"', cosi' "Faithiana", che si apre melodicamente nel finale, la disperatamente pacata "New Homes", la ritmata "Sand and glue"ed i capolavori "In the heart", implacabile nel suo incedere e "The voice has changed", elegante e morbida, compongono un'ispiratissima collezione di canzoni, in cui ogni elemento (ritmica, chitarra, voce, produzione) è funzionale al resto, creando una perfetta alchimia, previlegio raro e prezioso da cui nascono meraviglie.

"Intimacy", è una di queste.  

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