A casa signori, tutti a casa. Quando c'è crisi e il futuro appare incerto non c'è niente di meglio che rifugiarsi nella propria tana e gustare i vecchi sapori, i piatti storici della mamma e tutti quegli odori così familiari. E l'ultimo album degli Orbital è un abbraccio in famiglia, silicone e sentimento per quello che sembra quasi l'erede di Snivilisation, ma c'è veramente tutto o quasi quello che ha caratterizzato la cariera dei fratelli Hartnoll. Se li seguite dagli albori rischierete un infarto, nelle 18 tracce della Deluxe Edition di Monsters Exist (assolutamente perentoria, lasciate stare la standard) vengono utilizzati molti degli assets storici del duo: impossibile non pensare a In Sides, i nameless album e The Middle of Nowhere. Arrivato dopo sei anni dall'ultimo lavoro, Wonky, dopo scioglimenti, reunion e infiniti quanto bombastici gig live, il disco abbandona completamente le collaborazioni per concentrarsi in una sorta di contemplativo - ma non troppo - compendio strumentale.

È un disco bipolare, vagamente politico e lievemente beffardo, strambo come la bizzarra copertina, che pure rimanda a Snivilisation. La title track tiene fede al titolo e ci presenta tutti i nomi dei "mostri", inquietudini, demoni personali, visione poco rassicurante del nostro mondo. Brano cupo e sfuggente, mutevole e clamorosamente elegante, sfocia in atmosfere quasi filmiche che testimoniano l'esperienza di Phil e Paul Hartnoll maturata nelle colonne sonore. Hoo Hoo Ha Ha butta tutto rapidamente sulla farsa per alleggerire l'atmosfera, è un brando dance in quartina che apre con tipici synth loopati (vi ricorderanno mille cose degli Orbital, ed è voluto), ma presto la situazione diventa grottesca, come se il Joker avesse preso il controllo della console: trombe distorte e altre stramberie distruggono ilbrano rendendolo la parodia di qualche anthem EDM a caso. Chiaramente uno scherzo e non l'episodio migliore del disco, volendo cercare una connessione anche qui forse penserei a Crash and Carry. The Raid riporta la conversazione su toni molto seri, con un alone da film horror non necessariamente in sintonia con un tappeto di backvoice femminili, che vanno a creare una ritmica funerea. Quasi post apocalittico, e con una chiusura veramente grandiosa. Paul Hartnoll lo definisce il suo brano preferito del disco ed è facile sentire perché.

La stessa visione nefasta della società si esprime anche in altri brani, come PHUK, che nonostante sia uno sfrenato brano techno-breakbeat trasporta un messaggio non superficiale (il gioco di parole del titolo è un acronimo per Please Help United Kingdom), The End is Nigh (collocata strategicamente verso la fine del primo disco) e la conclusiva, l'incredibile There Will Come a Time, con la gentile partecipazione del professore Brian Cox. In quest'ultima assistiamo alla fusione tra parlato e musica elettronica, sove si raggiungono nuove e inesplorate vette. Le parole ci comunicano la possibilità che l'universo possa arrivare al termine, il nostro probabilmente forse prima del previsto, ma forse non tutto è perduto e possiamo fare la differenza. La musica si tira leggermente indietro per dare rilevanaza a queste suggestive linee vocali, ma gli Hartnoll non perdono occasione di irradiare il brano di una bellezza senza tempo; per i non amanti della voce c'è anche la versione strumentale, anche se secondo me perde qualcosa.

Il secondo disco è chiaramente una raccolta di remix e giochetti al deck degli Hartnoll, ma merita, eccome se merita. To Dream Again si spiega nel titolo, è un clamoroso omaggio ai fan storici, con sonorità decisamente vecchia scuola, e tante auto-citazioni (ho anche riconosciuto la colonna sonora di WipeOut Pure). A Long Way From Home è una reprise acustica di There Will Come a Time che conferisce all'album un alone da concept, mentre Dressing Up in Others People's Clothes è un'altra citazione a Snivilisation; elettronica di qualità sospesa tra vecchio e nuovo e dominata da una composizione melodica davvero memorabile. Monsters Exist suona come l'album conclusivo degli Orbital, come se il duo avesse voluto concentrare tutta la sua anima in una raccolta mozzafiato di brani, puntando all'essenza delle cose senza perdersi nei contorni. Sempre sospeso tra la pista da ballo e la contemplazione. È arrivato il tempo di tornare a casa.

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