Dato più o meno per accantonato l’Orbitale guidato dai fratelli Hartnoll rispunta fuori dall’oblio spazio-temporale con questo nuovo solido patchwork, pubblicato all’inizio d’aprile, che riesuma, ridandole nuova linfa propulsiva, l’elettronica ecologica trademark specifico del duo.

Sono otto gli anni trascorsi dal tutto sommato non trascendentale "Blue Album", disco che nelle intenzioni avrebbe dovuto sigillare definitivamente la parabola tecnocratica degli electro-manipolatori anglosassoni; i nove stroboscopici frammenti presenti in "Wonky" attestano, senza particolare timore di smentita, che il congruo stand-by ha corroborato in maniera tangibile le avvolgenti e frastagliate traiettorie digitali intersecate dal duo: se da un lato i nuovi brani appaiono stilisticamente inconfondibili - l'incipit formato da "One Big Moment"/"Straight Sun" rappresenta un formidabile esempio di Orbital-sound D.O.C. - al contempo risulta riuscita la rielaborazione delle sonorità abitualmente propugnate; e.g., i campanelli grattugiati, con l'ausilio della sferzante Lady Leshurr, del brano che titola il disco passando per i clangori post-junglisti della graffiante “Beelzedub” prospettano un ottimo sentire.

Bentornati (s’era capito?).

Carico i commenti... con calma