Lo ammetto. Sì, lo ammetto: sono assolutamente rincoglionito. Invecchiato, probabilmente male, in balia di sentimentalismi senili lievemente anticipati ma abbondantemente preannunciati nel recente passato. Mi piacquero infatti le sviolinate delle classiche ballatone americane di Stewart e di Garfunkel, negli ultimi anni... e non poteva non essere un segnale...

Il mio ufficio ha ridotto i voli di Bird e le malinconie di Chet per dare spazio all'estasi del patinato... ma tant'è... son contento così...

In più, mi commuovo troppo facilmente, non capisco il rock dei gruppetti brufolosi, eunuchi e malschitarranti toniche maldistorte, e persino lo scrollone, sì, proprio "quello" scrollone, il vecchio scrollone connaturato nel DNA di ogni maschio, non è più quello di una volta e, soprattutto, non lascia gli stessi desertici risultati...

Insomma, facciamola breve con le premesse...: mi piace l'ultimo della Vanoni. Che è, oltre ogni ragionevole dubbio, un disco di vecchi, per vecchi e da vecchi. E, in quanto tale, è fatto da dio.

Anzitutto perché probabilmente è l'unico prodotto esplicitamente concepito per gli "over cinquanta" (e io ne ho meno... cazzo), e non solo come prodotto in sé, ma proprio come composizione, sia musicale che letteraria. I brani sono scritti molto bene, parlano d'amori tardi, con saggezza, divertimento, autoironia, il che spiega -a disco ascoltato- anche l'apparentemente retoricissimo titolo.

Lei, la Signora, canta sempre benissimo: ha stile e tecnica invidiabili, che le "bragione" di scuola pausinian/aguilleriana neppure si sognano sotto natale. Possiede quella cosa oggi rarissima e preziosa, ormai quasi estinta, che si può sintetizzare nel termine "stile". E lo stile, una volta criterio discriminante tra chi faceva e chi ascoltava, oggi è variabile inutile, quasi fastidiosetta, quasi fosse un incomprensibile ostacolo al quarto d'ora di notorietà cui tutti, prepotentemente e televisivamente, avremmo diritto.

La Vanoni non si piega alla logica del gorgheggio e del mostrar la scuola di cui non ha mai avuto bisogno, essendo il talento naturale la migliore (l'unica?) delle scuole, ed essendo la strada, il chilometraggio, l'essere "scafati", le uniche vere direttive "scolastiche" del suo agire.

In ogni sua nota vocale, come in quelle del mai troppo compianto ed irraggiungibile Chet, o in quelle del diversissimo eppur gigante Sinatra, c'è tutta una vita, ci son migliaia di esperienze. C'è tutto quello che un vero artista ha la capacità e, direi, il dovere d'essere: la propria storia personale mediata dalla società, dalla cultura e dal talento.

La Vanoni, qui, confeziona un prodotto esteticamente perfetto, e si rivolge al pubblico che può capirla... insomma: non cade nell'errore cantautorale tipico dell'inseguire, quasi sempre in maniera fallace e patetica, un pubblico giovinastro che non sarà mai, se non in minimissima parte, il suo.

Fa, in una parola, la Vanoni. Ed è sempre la migliore, e l'unica, a farla così bene.

Elenco e tracce

01   Qualcosa Di Te (00:00)

02   Dentro Questa Vita (00:00)

03   Io Con Te (00:00)

04   Pagine (00:00)

05   Una Bellissima Ragazza (00:00)

06   Buona Vita (00:00)

07   E Del Mio Cuore (00:00)

08   Gli Amanti (00:00)

09   Cosa M'Importa (00:00)

10   Dolce Meccanica (00:00)

11   Bene Così (00:00)

12   La Vita Che Mi Merito (00:00)

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