Quattro-pezzi-quattro. Solo quattro, ma ciascuno pittosto lunghetto: dieci minuti ciascuna traccia, per consentire a sei mostri sacri di sviluppare ciascuno compiutamente il proprio discorso. Raccolti in un disco inciso dal vivo a Montreux nel ’75; quattro standards catturati quindi dal vivo, in un contesto favorevole e stimolante quale può essere un festival del jazz in uno dei centri nodali, elemento di spicco tra le rassegne jazzistiche mondiali. Accreditato ad Oscar Petrson, che agisce da bandleader e catalizzatore, questo bellissimo pezzo di storia della musica raccoglie i sei assoluti protagonisti di livello mondiale proprio mentre sono ciascuno nel periodo della piena maturità e nella evidente incontenibile voglia di interagire tra loro e per il pubblico; forse per ribadire con un’affermaziione definitiva che se l’uomo è sulla terra, lo è anche per creare cose stupende come questa.
Performance di eccezionale rilievo di tutti i musicisti: nessuno in evidenza più di un altro, per un prodotto equilibrato e dalla registrazione impeccabile, effettuata per la Pablo di Norman Granz, vecchia volpe del jazz timbricamente corretto (audiofili: prendete nota!). Vale appena la pena di far notare che qui Toots Thielemans conferisce una sacra dignità di strumento musicale ‘serio’ all’armonica a bocca, che introduce temi o risponde alla pari ad interventi di musicisti che meglio non ce n’è, oggettivamente. Musica godibile a vari livelli e perfettamente rappresentativa dell’arte jazzistica nell’accezione migliore; disco indicatissimo per iniettare il virus del jazz ad un amico o per gratificazione personale somma. Scenario audio ampio per una musica acustica cristallina, che va dal timbro scintillante di Peterson, veloce e preciso come sempre su tutte le zone della tastiera, al dialogo intimista e sofferto di Joe Pass; dalle lunghe note sostenute al vibrafono da un fine cesellatore come Milt Jackson, all’armonica squillante, brillante e gioiosa di Thielemans. Il tutto supportato da una ritmica di precisione e creatività che è solo un peccato non poter vedere coi propri occhi; Louis Bellson, batterista poliedrico, pulito e band leader dirompente egli stesso, interagisce in simbiosi da manuale con una assoluta ‘macchina da swing’ , il compianto Niels Pedersen.
Non c’è molto altro da dire se non che questo disco può essere considerato uno dei più belli mai incisi in assoluto. Raccomandatissimo, per tutte le orecchie!
Tracklist
1. Au Privave
2. Here's That Rainy Day
3. Poor Butterfly
4. Reunion Blues
Carico i commenti... con calma