Andreas Hedlund. Mr V. C'è lui dietro agli Otyg. Pazzesco.

Ma a ben vedere nemmeno tanto, in fondo da un signore che detiene lo scettro di oltre cinque band CONTEMPORANEAMENTE te lo aspetti che da un momento all'altro, quando meno te lo aspetti, possa cacciare fuori dell'altro. Ha praticamente provato ogni tipo di musica, dall'alienato black/prog/viking dei Vintersorg al black venato di folk e death dei Borknagar fino agli estremi Fission, ma anche il prog metal dei Cronian e lo schizoide metal jazz dei Waterclime. Un genio totale degli anni Duemila.

Ma torniamo indietro, agli Otyg appunto, e al loro disco del 1998, "Alvefard".

Tanto per cambiare -è proprio il caso di dirlo!- stavolta è folk. A volte prevale la componente metal, molte altre quella rock. Ma sempre folk di fondo. Della miglior specie. Non come quello che potrebbe suggerire la copertina, per carità! I colori però sono azzeccatissimi, non ci troviamo davanti ad un folk grigio e serio, ma nemmeno davanti alla dozzinalità di certe korpiklaaniate... Una giusta via di mezzo. Melodie affatto scontate, dipinte da chitarre spesso discrete, che non predominano quasi mai -se non nei momenti più metal-: il centro della scena è tutto per la voce da tipico uomo del Nord di Hedlund/Vintersorg, quasi ti prendesse per il braccio e ti cantasse in faccia con alito alcolico. Come fai a dire di no ad uno così? Ciliegina sulla torta un violino che impazza per buona parte del disco (a parimerito col flauto), anch'esso molto originale, suonato da una ragazza che si occupa anche di fare le vocals dolci accanto a quelle più profonde di Hedlund.

Uno dei migliori dischi folk mai sentiti, lo dice comunque uno che non ama eccessivamente il genere, quarantadue spensierati minuti di svolazzi folkloristici. Dovete avere almeno un disco del genere nella vostra collezione.

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