Troppo spesso si tende a giudicare i "big" del metal come Ozzy Osbourne (ma anche Iron Maiden, Metallica, Slayer, Helloween, Megadeth per fare qualche nome) in base al loro glorioso passato, perciò diventa molto facile attaccare una vecchia gloria accusandogli ormai di essere la copia di se stesso, di sfornare dischi solo sufficienti e di farlo per i maledetti soldi, se solo si fosse meno saccenti e più obiettivi il vero significato di ogni disco verrebbe fuori da solo, attraverso le sue note.

"Down To Heart" di Ozzy, ultimo lavoro in studio datato 2001 non suona come l'annunciato ritorno alle origini sabbathiane è vero, ma non per questo trattasi di brutto disco, anzi. "Down To Heart" ha solo un vero e grande difetto: il fatto che alla scrittura non ci sia Zakk Wilde, ma al tempo stesso rimane un buon disco. Si parte con uno degli episodi più convincenti, "Gets Me Through", aperta da un pianoforte esplode in un caldo riff metal, Ozzy canta bene, soprattutto nel ritornello e la song si lascia ascoltare tranquilla fino alla fine soprattutto per il buon assolo e le chitarre in generale. In parte il dark-sound dei Sabbath è ripreso con l'introduzione della successiva "Facing Hell", un metal/rock cadenzato senza infamia né lode, piacevole e rientra nei brani "standard" dello stile di Ozzy, chitarre molto spesse e incazzate. Uno dei pezzi più belli e coinvolgenti dell'album è "Dreamer", seppur molto scontata, con questa piano-ballad Ozzy punta molto sul fattore emotivo con una voce molto posata (e da un certo punto di vista "Dreamer" potrebbe provenire dalle sessions di "Vol. 4" dei Sabbath no?).

"No Easy Way Out" presenta dei bei riff e un ritornello emozionante, anche qui si gioca tutto sul piano emotivo, bella. "That I Never Had" ha proprio un bel lavoro di chitarra, riffs e assolo stupendi e fa pensare al sound dei Black Label Society di Zakk mentre "You Know (Part1)" è un interludio acustico abbastanza trascurabile. Banale e scontatissima per riff e ritornello "Junkie", si tralascia facilmente per la successiva "Running Out Of Time", altra ballad dominata dalle chitarre acustiche, la voce di Ozzy è emozionante e canta benissimo soprattutto nel ritornello davvero molto intenso, la song in questione è il capolavoro dell'album. Altro brano che ricorda i BLS è "Black Illusion", heavy rock corposo dai riff particolarmente belli e dalla batteria incisiva. Le conclusive "Alive" e "Can You Hear Them" sono buone canzoni di metal/rock cadenzato e compatto, molto più espressiva però la seconda e ultima canzone.

Riassumendo è un buon prodotto di metal/rock in tipico stile Ozzy Osbourne che punta molto sulle emozioni e sui ritornelli coinvolgenti, certo se si fanno paragoni è inferiore a lavori come "Blizzard Of Ozz" o "Diary of A Madman", ma non è certo un disco mediocre, se solo anche Zakk ci avesse messo di suo sarebbe stato un capolavoro.

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