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"Esiste un diritto naturale della resistenza per le minoranze oppresse e dominate di usare mezzi extralegali se quelli legali hanno mostrato di essere inadeguati [...] se usano violenza, non danno inizio a una catena di violenze, ma cercano di spezzare quella stabilità."

(Herbert Marcuse)

L'ORA DEL FUCILE
  • Dislocation
    19 ott 23
    Esiste.
     
  • Hank Monk
    19 ott 23
    sempre con la solita premesse che trovo tremendamente da sfigato esaltare\giustificare o teorizzare la violenza seduti dal divano ma che cmq capisco benissimo come si possa arrivare a doverla usare per forza in certe occasioni e in quel caso comprenderla e perdonarla...detto questo, credo che in questa occasione esiste eccome.
    Poi che in quelle situazioni si debba finire a dovere ricorrere alla spada di Alì o a espressioni ad essa assimiliabili non è altro che un'altra tragedia nella tragedia.
     
    • Carlos
      19 ott 23
      Va che Alì (con la sua storia) è un personaggio figherrimo...anche il Nahj al-balagha, libro di sentenze a lui attribuito, non è per niente male, anzi. Premesso che qui nessuno mi pare abbia esaltato la violenza seduto sul divano, né Marcuse, né Pino Masi, né tanto meno il Consiglio Supremo dei Nuclei Armati Bovini (marxisti-leninisti): non credo si tratti di tre poltronari, tutto qui. Il discorso di Marcuse è diretto contro il tabù della violenza (e il suo monopolio), in particolare in una prospettiva di liberazione sociale che può valere sia per gli sfruttati del mondo capitalista che per i popoli che lottano contro l'imperialismo.
    • lector
      19 ott 23
      Alì, il martire di Kerbelā? Cazzo se era un bel personaggio, magari lo si approfondisse a dovere (pure da parte dei suoi "seguaci")!
    • Carlos
      20 ott 23
      Comunque da sprovveduto ti ho messo "bel" ma adesso ho realizzato che no: non è il martire di Kerbela. Alì è morto a Kufa, ammazzato dai kharigiti. A Kerbela è morto Husayn, il figlio di Alì, nella famosa battaglia. Tra l'altro bellissimo quel saggio piuttosto breve di Ali Shariati, reperibile in francese, su Al-Hurr, un comandante al servizio del Califfo che doveva fare il culo ad Husayn ma cambia schieramento una volta intercettatolo e alla fine muore in battaglia per lui.
    • lector
      20 ott 23
      Quindi ho toppato? Merda se perdo colpi...Mi giri qualcosa (in italiano, però che ormai i miei neuroni fanno fatica) quando hai tempo?
    • lector
      20 ott 23
      Però l'Alì che ha combattuto contro l'oppressione Omayyade pure merita, secondo me
    • lector
      20 ott 23
      Husayn...vabbè è meglio che vado a dormire...
    • Carlos
      20 ott 23
      Sìsì Alì è grandioso pure anche se i sunniti tutto questo ruolo non glielo riconoscono ovviamente.
    • Carlos
      20 ott 23
      Ciò che volevi: buon divertimento! E' diviso anche per capitoli con comodo indice. Tra la prima e la seconda parte c'è anche la vicenda di Al-Hurr, compreso il cambio di schieramento. ERROR: The request could not be satisfied
    • Carlos
      20 ott 23
      Ostia...allora: basta che cerchi su google "Alluhuf, la vicenda di Karbala al-islam.org" e clicchi sul primo risultato. A quel punto puoi leggerlo direttamente dal sito o scaricartelo in pdf o epub come preferisci.
    • Carlos
      20 ott 23
      Dopo tutto sto parlare di sciismo e quello che abbiamo detto sulla violenza stai fresco che ci prendono per spie dell'Ayatollah ahahah
    • Hank Monk
      20 ott 23
      Sì io parlavo di Ali il primo imam sciitia.

      "Dal divano" era,ovviamente, riferito a me
    • Hank Monk
      20 ott 23
      ah cmq grande @[Carlos] ...ma che figata di sito quello dove si può leggere l'alluhuf.
      Fighissima la storia dei califfati...
  • lector
    19 ott 23
    Bella citazione di un autore che ho molto amato.
    Sebbene, per colpa di vecchie letture, mi senta sempre a disagio quando leggo di "Diritto naturale" e trovi improprio l'uso del termine "legale" quando si parli di rivolte, chè per loro natura sono (e devono essere) illegali. Ma chi sono io per fare il puntiglioso su Marcuse?
    E' il sistema che crea violenza non chi vi si oppone, credo sia questo il punto. La violenza non è un'idea e neanche uno strumento, reagire ad uno stato di oppressione non è un atto di violenza è un imperativo *morale*, cazzo lo dice persino la Chiesa!
    Ma una violenza che sia solo reazione rischia di essere solo vendetta e, fanculo ogni giudizio morale, la vendetta è un suicidio politico.
     
    • Carlos
      20 ott 23
      Proprio perché per natura devono essere illegali è lì che si determina anche cosa debba essere rappresentato dal termine violenza. Non fornire un tetto sulla testa alla gente non è violenza per la legge, ma lo è occupare una casa abusivamente. Non permettere alla gente di lavorare per sopravvivere non è violenza per la legge, ma lo è rubare. Non è violenza per la legge spaccare le teste con i manganelli o sparare lacrimogeni ad altezza uomo quando non proiettili in testa da parte delle forze dell'ordine, ma lo è anche solo resistere passivamente (se un poliziotto ti "deve" mettere le mani a ora sei passibile di denuncia per "resistenza a pubblico ufficiale"). Non c'è violenza riconosciuta nell'andare a depredare le risorse di milioni di persone nel globo, ma si commette reato se, mezzo morto di fame o stenti, cerchi di varcare una frontiera. Non c'è violenza che preveda sanzioni quando ci si permettere di massacrare innocenti a caccia di fantasmagorici terroristi nascosti tra le masse, ma c'è violenza quando le vittime innocenti di questa violenza rispondono al fuoco col fuoco. Io di vendette non ne vedo, io vedo solo gente che cerca di uscire dalle gabbie.
    • lector
      20 ott 23
      Ma infatti è solo questione di capirci sui termini. Però l'azione che non ha come scopo la vittoria (non riesco ad essere più chiaro di così) è un suicidio politico e creare dei martiri è da merde, sempre (secondo me)
    • Carlos
      20 ott 23
      In quello che dici però sembra sottintesa una dichiarazione di malafede verso qualcuno. La politica, anche quella che fa uso della violenza, non può che essere necessariamente machiavellica per raggiungere la vittoria: il sacrificio è fondamentale in una strategia di lotta e saperlo anche accettare da parte di chi si trova sacrificato (il protagonista de Il Sospetto di Maselli o il compagno avventurista de "La Linea di Condotta" di Brecht tanto per dirne un paio come "tipi" che possono valere anche nella realtà però). Paradossalmente è nell'azione anarchica fine a se stessa, individualista, che c'è coerenza tra mezzi e fini senza sacrificio di innocenti, ma dire che abbia come fine la vittoria...alla base del sacrificio c'è il legame con qualcosa che si ritiene o che è più grande di noi, al di là che poi si raggiunga la vittoria. Chi lo fa ha sempre quello come fine.
    • lector
      20 ott 23
      Si, hai ragione: pensavo alla lotta armata e seguivo percorsi miei...
      Vabbè è meglio che vado a nanna, ti auguro la buona notte e perdona questo vecchio compagno stanco.
    • Carlos
      20 ott 23
      Buonanotte ;)

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