"Esiste un diritto naturale della resistenza per le minoranze oppresse e dominate di usare mezzi extralegali se quelli legali hanno mostrato di essere inadeguati [...] se usano violenza, non danno inizio a una catena di violenze, ma cercano di spezzare quella stabilità."

(Herbert Marcuse)

L'ORA DEL FUCILE
Pillole della NOSTRA Storia (25)

Se di fronte al controllo delle vite di centinaia di migliaia di persone da parte di un oppressore che non solo pretende di governarle politicamente ed economicamente, ma che le riduce di fatto in schiavitù al punto di decidere la loro possibilità di determinarsi non solo come popolo, ma come individui, finendo addirittura per massacrarli sia ufficialmente che ufficiosamente quando lo trova più conveniente, si decide di tacere e non fare nulla, l'unica soluzione che resta agli oppressi è la violenza. Chi oggi è per la Pace in Palestina sta con Israele e non c'è di mezzo discussione su Hamas che possa tenere.
Le provocazioni e la violenza perpetrate a Gerusalemme in primavera e il massacro di Jenin passati sotto silenzio sono solo la punta dell'iceberg dell'arroganza assassina degli israeliani in quest'anno tremendo che ha visto il silenzio e l'indifferenza più totali anche nei confronti di un altro popolo oppresso, quello armeno. Così scriveva nel 1988 un sincero internazionalista e socialista armeno, morto combattendo in favore dell'annessione dell'Artsakh all'Armenia, disilluso a causa del silenzio dell'Unione Sovietica (ormai alla frutta) e di tutta la comunità internazionale rispetto a quanto stava accadendo (l'Artsakh ha smesso di fatto in questi giorni di esistere):

"Io credo che gli armeni di buona volontà manterranno rapporti amichevoli con i vicini azeri. Noi siamo consapevoli che nella Repubblica Socialista Sovietica dell'Azerbaijan ci sono veri internazionalisti, genuini comunisti, amici, e non dimenticheremo che questi compatrioti azeri hanno rischiato la loro vita per difendere gli armeni contro gli scatenati sciovinisti a Sumgait (vedasi il pogrom del 1988). E' una vera disgrazia tuttavia che gli ultimi eventi, in coppia con l'opposizione alla volontà del popolo dell'Artsakh da parte degli ufficiali azeri, stiano a indicare come a oggi gli sciovinisti continuino a controllare la repubblica. Per più di 60 anni questi sciovinisti hanno ignorato la volontà del popolo dell'Artsakh.
La loro criminale passività (quando non tacita connivenza) di fronte al massacro di Sumgait indicano che i veri comunisti azeri sono impotenti contro i razzisti"

(Monte Melkonian, 1957-1993)

Quanto scritto da lui vale all'epoca (e oggi) per la situazione armena quanto vale, da quando esiste, per Israele e gli israeliani.
Pillole della NOSTRA Storia (24)

1534

(a proposito dei monaci)

"E' anche tropppo vero - rispose Gargantua - che la tonaca e la cocolla attirano ogni sorta di obbrobrio, ingiurie e maledizioni dal mondo, così come quel vento, chiamato Cecias, attira le nubi.
E la ragion perentoria è che essi inghiottono la merda del mondo, vale a dire i peccati, e come mangiamerda, sono ricacciati nelle loro tane, che sarebbero i loro conventi e monasteri, e separati da ogni civile consorzio, come stan separati i cessi nelle case...un monaco (voglio dire quei monaci fannulloni) non lavora la terra come il villano, non difende la patria come l'uomo di guerra, non guarisce i malati come il medico, non ammonisce né addottrina la gente come un buon predicatore evangelico o un pedagogo, non apporta cose necessarie comode al mondo come il mercante. Motivo per cui sono da tutti strapazzati e aborriti."

(F. Rabelais)

BRUCEREMO LE CHIESE. Storica satira anticlericale
Pillole della NOSTRA Storia (23)

"Chi non vuole parlare del capitalismo, dovrebbe tacere anche del fascismo."

(Max Horkheimer)
La giornata non è rimasta casualmente senza commenti.
I Nuclei Armati Bovini si congratulano con tutti i Debaseriani e Debaserioti per la strenua resistenza al mondo cosiddetto postmoderno, anche se noi preferiamo definirlo postfordista.
Sarebbe facile sdoganare con urla concitate un bel "il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre Resistenza!". Appunto, troppo facile. Allo stesso modo sarebbe semplice sottolineare le volute oscenità storiche della destra di governo. Che la giornata sia sempre divisiva è un fatto, come è un fatto che ci rivendichiamo la sua divisività. Ogni polemica che puntualmente si scatena ogni anno anno in occasione di questa data non deve farci scattare sull'attenti per chissà quale espressione mediatica che ci fa infervorare o compiacere. Al contrario, bisognerebbe tacere, stare mesti, non per essere accondiscendenti con la borghesia di governo, sia essa di destra o di sinistra, ma per puntualizzare il NOSTRO punto di vista. Quale? Il punto di vista dei salariati e sfruttati, un punto di vista che non trova pace o soddisfazione, ma solo mura su mura, invalicabili: MISERIA! E qui si parla del Nord della Terra (il Dio Porco ci scampi dall'affrontare un discorso terzomondista, seppur doveroso). La Resistenza è rossa e per questo divide. Dal '45 oggi si vuole cercare di far passare il fatto una Resistenza NON Rossa in tutti i modi possibili con la più bieca aneddotica. La Resistenza è stata, resta e sarà rossa! BUON 25 APRILE A TUTTE E A TUTTI!

SpaccaStronzi - I padroni non servono a un cazzo
L'avranno già detto in mille ma, davvero, non se ne può di 'resilienza'. Un nome ridicolo per un ancora più ridicolo contenuto, che consiste, di fatto, nell'esaltazione al martirio di chi riesce in un mare di merda a mantenere salda la sua sporca identità e il vitello d'oro del proprio equilibrio. Solo nell'epoca di questo marcio mondo del lavoro e di vita sul quale regna il più osceno zombie che abbiamo mai conosciuto, il capitalismo, un termine del cazzo come 'resilienza' poteva prendere piede. Un inno alla schiavitù fatta passare come liberazione. Non se ne può più di resilienza, veramente. Non se ne può più di tante cose. THE SOUND - RESISTANCE
Pillole della NOSTRA Storia (22):

Difficile dire se ci rivedremo perché se abbiamo ragione noi finiremo tutti, te compreso, nel nulla da cui non esiste ritorno. Se hai avuto ragione tu invece non sarà escluso un bel rendesvouz infernale.
Quindi solo tanti saluti Joseph; a differenza dei mangiaostie a tradimento venuti a trovarti, noi abbiamo sempre preferito gli Iosif.

"Bisogna vederli quando uno dei loro piccoli grandi uomini è morto; si sentono come a casa loro in quella sublimità di paramenti, di bandiere e di messe. Si recano in folla ai luoghi di esposizione pubblica, uomini, donne, bambini piccoli avidi di buoni esempi. In quelle giornate ci sono grandi greggi nere silenziose condotte dalla polizia; quando cala la sera, quando il numero delle vetture diminuisce, si ode soltanto l’umido scalpiccio degli invitati in chiesa nei giorni di nozze e di funerali. I visi di pietra molle non agitano le labbra, le teste sono chine, il cuore di tutti è pieno di quel marciume chiamato “maestà della morte”. Un’attrazione magnetica e misteriosa li trascina accanto ai cadaveri come gli insetti che pascolano in fila sulle carogne dei piccoli animali; talpe, donnole, topi. Poveri di divinità, si sentono fortunati di aver un morto da adorare tra una ripresa e l’altra del lavoro. Nulla da mettere sotto i denti. Quante carogne. Essi fiutano il dolore pomposo delle famiglie importanti finalmente eguagliate alle schiere anonime. Che godimento avanzare tra ringhiere di legno, togliersi il cappello, fare “Nel nome del Padre”! Quel contatto li ricarica come vecchie pile. Godono dei loro morti e finalmente accessibili, con i loro denti sporgenti, le guance infossate e i sottogola."

Paul Nizan
Pillole della NOSTRA Storia (21)

1808:

"I progressi sociali e i mutamenti di periodo si determinano in ragione del progredire delle donne verso la libertà; e il declino di un ordine sociale si determina in ragione del diminuire della libertà delle donne...l'estensione dei diritti delle donne è la causa generale di ogni progresso sociale."

(Charles Fourier)
Pillole della NOSTRA Storia (20)

"al momento delle crisi di produzione e delle crisi commerciali [...] qualunque sia la loro causa, il denaro [...] non si può più sostituire con merci profane. Il valore d'uso della merce è senza valore e il suo valore si dilegua dinanzi alla propria forma di valore. S'era appena spenta in bocca al borghese, pieno di illuministica albagia derivatagli dall'ebbrezza del benessere, l'affermazione che il denaro è vuota illusione, che ecco allargarsi il grido sul mercanto mondiale: solo il denaro è merce! Come il cervo s'avanza alla ricerca d'acqua fresca, così la sua anima invoca il denaro, l'unica ricchezza."

Money (Live At The Star-Club, Hamburg, Germany/1964)
"Sì amici, i governi nella società capitalista non sono altro che le commissioni del ricco per gestire gli affari della classe capitalista."

(James Connolly)

Easter Rising
Pillole della NOSTRA Storia (18)

Mele Marce - XI Comandamento
Pillole della NOSTRA Storia (17)

Restiamo materialisti.

"E sempre la materia, la maledetta materia è quella da cui si traggono le fiaccole luminose delle idealità e degli eroismi umani"

(Concetto Marchesi)
Cosa imparare dal conflitto russo-ucraino?

In questi giorni tra noi compagni ne sentiamo di cotte e di crude. Chi, spinto da superficiali motivazioni umanitarie, manda aiuti o appoggia in pieno la causa aggressiva, nazionalista e pro-NATO dell'Ucraina senza nemmeno rendersene conto e chi, sia esso stalinista confuso, rossobruno o complottaro, ritiene per davvero che gli interessi russi in quanto anti-imperialisti verso gli yankee siano promotori del progresso sociale e addiritura dell'antifascismo (ahahah). Il tutto si risolve in una visione manichea in cui la giusta critica all'indifferenza di stampo gramsciano si trasforma invece in un tifo da stadio, dove si parteggia per una parte o per l'altra come quando da bambini la maestra ti chiedeva se preferivi Atene o Sparta (io ho sempre tifato la seconda). La grande assente di ogni discorso su questa storia è la coscienza di classe del compagno di turno con cui si parla e in realtà anche la nostra. Inevitabilmente nel discutere del conflitto si mettono sul piatto le ragioni storiche e geopolitiche, nelle quali un compagno attento su questi temi può trovare che un paese in meno nell'orbita imperialista yankee sia comunque un punto in più, ma resta che la politica, quella vera viene lasciata fuori dalla porta. Un vero compagno di fronte ad eventi come questo dovrebbe sempre ricordarsi della lezione di Lenin, che mentre impartiva la neutralità proletaria nel conflitto tra nazioni della prima guerra mondiale, coglieva due piccioni con un fava facendo la rivoluzione proletaria nel suo stesso paese ancora in gran parte feudale.
Quindi la lezione è sempre la stessa e ha più di un secolo: PENSARE A NOI STESSI! E con questo non si intende raggiungere una consapevolezza individuale e sociale da buddhista, ma si intende pensare ai propri interessi come gli interessi della classe sociale di cui facciamo parte. Mentre perdiamo il nostro tempo a crederci gli statisti che possono ragionare di geopolitica (come se fossimo noi a decidere di qualcosa), sarebbe meglio drizzare le antenne e analizzare la situazione presente e le conseguenze che questi fatti possono avere nella nostra vita. I fatti certi per noi sono pochi: un esecutivo (Draghi and Co.) come sempre ormai calato dall'alto, che cerca in tutti i modi una solidità che sia ok per il sistema economico europeo e internazionale, rafforzando l'autorità dei capitalisti nostrani e delle lobbies, che mentre piangono miseria in tv e si fanno portavoce di chissà quali riforme tramite i loro burattini politici, in realtà si fregano le mani per l'assenza di reale conflitto sociale (no vax e no green pass sono solo l'altra faccia del conformismo) che gli scorsi anni hanno imposto e continueranno a imporsi grazie ai vari stati d'emergenza, ormai necessari quanto le richieste di fiducia.
Mentre ci impoveriscono ulteriormente sfruttandoci il doppio pensiamo bene che il primo vero nemico è il salario che non ci manda sotto i ponti (ancora per poco). PENSARE SOLO A
Cosa imparare dal conflitto russo-ucraino?

In questi giorni tra noi compagni ne sentiamo di cotte e di crude. Chi, spinto da superficiali motivazioni umanitarie, manda aiuti o appoggia in pieno la causa aggressiva, nazionalista e pro-NATO dell'Ucraina senza nemmeno rendersene conto e chi, sia esso stalinista confuso, rossobruno o complottaro, ritiene per davvero che gli interessi russi in quanto anti-imperialisti verso gli yankee siano promotori del progresso sociale e addiritura dell'antifascismo (ahahah). Il tutto si risolve in una visione manichea in cui la giusta critica all'indifferenza di stampo gramsciano si trasforma invece in un tifo da stadio, dove si parteggia per una parte o per l'altra come quando da bambini la maestra ti chiedeva se preferivi Atene o Sparta (io ho sempre tifato la seconda). La grande assente di ogni discorso su questa storia è la coscienza di classe del compagno di turno con cui si parla e in realtà anche la nostra. Inevitabilmente nel discutere del conflitto si mettono sul piatto le ragioni storiche e geopolitiche, nelle quali un compagno attento su questi temi può trovare che un paese in meno nell'orbita imperialista yankee sia comunque un punto in più, ma resta che la politica, quella vera viene lasciata fuori dalla porta. Un vero compagno di fronte ad eventi come questo dovrebbe sempre ricordarsi della lezione di Lenin, che mentre impartiva la neutralità proletaria nel conflitto tra nazioni della prima guerra mondiale, coglieva due piccioni con un fava facendo la rivoluzione proletaria nel suo stesso paese ancora in gran parte feudale.
Quindi la lezione è sempre la stessa e ha più di un secolo: PENSARE A NOI STESSI! E con questo non si intende raggiungere una consapevolezza individuale e sociale da buddhista, ma si intende pensare ai propri interessi come gli interessi della classe sociale di cui facciamo parte. Mentre perdiamo il nostro tempo a crederci gli statisti che possono ragionare di geopolitica (come se fossimo noi a decidere di qualcosa), sarebbe meglio drizzare le antenne e analizzare la situazione presente e le conseguenze che questi fatti possono avere nella nostra vita. I fatti certi per noi sono pochi: un esecutivo (Draghi and Co.) come sempre ormai calato dall'alto, che cerca in tutti i modi una solidità che sia ok per il sistema economico europeo e internazionale, rafforzando l'autorità dei capitalisti nostrani e delle lobbies, che mentre piangono miseria in tv e si fanno portavoce di chissà quali riforme tramite i loro burattini politici, in realtà si fregano le mani per l'assenza di reale conflitto sociale (no vax e no green pass sono solo l'altra faccia del conformismo) che gli scorsi anni hanno imposto e continueranno a imporsi grazie ai vari stati d'emergenza, ormai necessari quanto le richieste di fiducia.
Mentre ci impoveriscono ulteriormente sfruttandoci il doppio pensiamo bene che il primo vero nemico è il salario che non ci manda sotto i ponti (ancora per poco). PENSARE SOLO A
Pillole della NOSTRA Storia (16)
Tra dentro e fuori non c'è nessuna differenza.

"Abbiamo tutti a che fare con una
difficoltà [...] sociale, di natura culturale e indubbiamente negativa: non siamo stati educati a vivere a lungo le contraddizioni. Una tale capacità, ovvero la resistenza interiore, richiede una forte modestia, un'accettazione cosciente dei propri limiti che cozza puntualmente con l'individualismo di cui i più vengono imbevuti fin da bambini. Può succedere allora che per esorcizzare la paura il cosciente compromesso sul comportamento si trasferisca pian piano in un compromesso della coscienza, spostando la soglia dell'invalicabile. E' l'inizio
della caduta sul cammino della disumanizzazione.
Descriverò ora questa eventuale caduta in modo inevitabilmente astratto. Descriverò cioè i
meccanismi che da un punto di vista ideale portano spesso un individuo a disumanizzarsi ma che, per fortuna, incontrano nella realtà delle resistenze, un andamento tutt'altro che lineare: si cade nel primo pezzo di percorso, ci si risolleva nel secondo...
La falsa coscienza è essenzialmente un far di necessità virtù, una graduale rimozione della
coscienza del conflitto, e della positività della sua esistenza all'interno della coscienza. La perdita dell'equilibrio interiore è una sorta di peccato d'orgoglio; si diventa incapaci di riconoscere i
propri limiti e capaci invece di mentire a se stessi. L'individuo costruisce allora una falsa unità - falsa perché impossibile - tra coscienza e comportamento. Egli si rappresenta così un mondo sempre più fantastico, in una spirale solipsista che credo simile a quella del paranoico, dove gli altri diventano sempre più irreali o surreali, sempre più “strumenti” o “ostacoli”. Il confine tra fantasticheria e realtà si fa sottile e confuso, come quello fra bugia e autoinganno. Per esempio avviene spesso che tra una cella e l'altra il desiderio di qualcuno diventi una «voce» la quale per altri diventerà notizia sicura da diffondere fino a diventare illusione collettiva. In tutte le carceri
di tutti i tempi e paesi si è sempre in attesa di un qualche progetto di clemenza o di un evento
che farà comunque cambiar le cose in meglio. Il bisogno di speranze diventa un atteggiamento
“infantile”, una attesa che affida ad altri il proprio avvenire rendendo sempre più labili i confini
tra la fantasia e la realtà [...] abbiamo a che fare con una regressione infantile, infantile perché deresponsabilizzante, deresponsabilizzante perché autogiustificante:
essa porta infatti il soggetto a trovare in sé una coerenza che può prescindere sempre più dal
comportamento rendendosene conto sempre meno. Il primo, infatti, si autorappresenta come
uno cui si deve molto perché è bravo, il secondo è uno che non deve niente a nessuno perché ha
ricevuto solo del male. E via via che il recluso si allontana dal senso della realtà, ci accorgeremo
che a ciò corrisponde l'accettazione della realtà imposta dal carcere. Mentre la mente c
Pillole della NOSTRA Storia (15)

"Noi atei riteniamo che se un uomo ha un peso, debba sopportarlo meglio che può. Se si lascia schiacciare da quel peso, tanto peggio per lui. Invece, un cristiano va a piagnucolare dal suo Dio e dai suoi santi. O, se questi non lo aiutano, dai suoi nemici: trova sempre una schiena su cui scaricare il proprio fardello."

(da" il Figlio del Cardinale" di Ethel Lilian Voynich)

Minor Threat - Filler
Pillole della NOSTRA Storia (14) "l'alienazione non è un problema della società borghese: questa può esistere solo se alienata"
(Predrag Vranicki)

Crisis - Alienation
L'anno scorso qualcuno ha dichiarato "Non ho mai festeggiato il 25 Aprile che ho sempre vissuto come una giornata di odio e divisione". E hai perfettamente ragione. Per gli stessi motivi il Comindeb la festeggia ancora oggi. Milva - Bella Ciao-Fischia il Vento (canti dei Partigiani)
Un mio amico, assistente di storia all'università, mentre interrogava uno sprovveduto si è sentito rispondere che l'11 settembre 1973 sono caduti sia Salvador Allende che le Torri Gemelle (magari se gli avessi detto che compie gli anni pure mia zia lo diceva che pure il suo compleanno cadeva quel giorno): Al di là delle risate, questo aneddoto, mi dà molto da pensare sul tempo e sulla sua relatività, anche nel nostro modo di costruirci una visione coerente del mondo: se non fosse un proposito, ma fosse già vero quel che si dice ogni volta, ogni anno, per un'altra data: 25 Aprile SEMPRE? La lotta per la nostra liberazione, poco ma sicuro, non si è conclusa quel giorno del '45 e si è andati avanti per quanto ancora fortunatamente si festeggi. Oggi, 12 dicembre, da festeggiare non c'è nulla, ma non ci si può non riflettere.
Se commemorarlo fosse solamente un tentativo di far passare gli stati mentali, emotivi e sociali di allora non riusciremmo a far rivivere nemmeno metà di quel vissuto ogni volta che ricordiamo la Strage, simbolo di tutte le altre. La mia e, credo quella di molti, nel ricordare, non è la volontà di creare coscienza, istruire chi non conosce, plasmare persone civili con il rispetto per la democrazia borghese e per le sue leggi, pacifisti in tempo di massacri, peraltro mai finiti. Ogni volta che qualcuno ricorda Piazza Fontana, Piazza della Loggia, la Stazione di Bologna, Reggio Emilia, Reggio Calabria etc...per quanto i liberali e democratici, anche capi di stato e presidenti cerchino di giocarla sporca, mostrandosi dalla parte delle vittime, esattamente come allora, riafferma volente o nolente un'altra verità: un conto non ancora chiuso, al di là di ogni iter giudiziario, al di là di ogni possibile condanna. Perché la Storia non si è mai chiusa, non si chiude e mai si chiuderà coi processi. Non si può chiudere un capitolo i cui protagonisti non hanno fatto altro che passare le loro disgrazie umane o le loro malefatte ai loro figli, come in un buon romanzo familiare che si rispetti. Quei morti non sono vittime di un carnefice, ma caduti nella lotta per la liberazione umana, per quanto alcuni di loro fossero inconsapevoli di starla conducendo. Non a caso altre stragi e soprattutto altre lotte si sono poi profilate all'orizzonte e sicuramente si ripresenteranno e i motivi saranno in fondo sempre gli stessi, per quanto ci si possa ammantare di post-modernità o di altre mode del momento.
Il 12 dicembre ricorda ogni anno che lo Stato NON siamo noi da sempre. E che da sempre, ognuno di noi è in lotta innanzitutto per la propria vita, non solo per viverla, ma per riaverla nelle proprie mani insieme agli altri.
Pillole della NOSTRA Storia (13)

"Io, tutto; il resto, nulla: ecco il dispotismo, l'aristocrazia e i loro sostenitori.
Io, è un altro; un altro, sono io: ecco il regime popolare e i suoi sostenitori.
Dopo di che sta a voi decidere"

Nicholas de Chamfort
Pillole della NOSTRA Storia (12)

"Questa mattina la Sava si versa nel Danubio. Il Danubio nel Mar Nero. Il Mar Nero nel Mediterraneo. Il Mediterraneo nell'Oceano Atlantico e tu ancora non sai cosa fare di te stesso."

Dusko Radovic

(poeta, scrittore, autore di programmi radio-televisivi jugoslavi, tra cui "Beograde, dobro jutro!" - Buongiorno, Belgrado! - durante il quale, ogni mattino, salutava il proletariato con i suoi aforismi)
TROPPO TEMPO

Da troppo tempo la discussione latita su questi lidi del Comindeb. Come diceva il Grande Timoniere con parole più alte delle mie, i reazionari hanno interesse a propagandare ideologie, religioni o stronzate idealistiche per mantenerci nell'ignoranza e nella fede di una realtà fissa e immutabile, che fosse dentro al mondo o al di fuori di esso. E così tra chi pensa alla Scienza come un dogma capace di spiegare tutto e di migliorare la nostra vita di per se stessa e tra chi decide di saltare sulla ruota tanto di moda del cazzo di Samsara o di qualche altro credo del cazzo, in questi tempi di crisi Noi ci troviamo in minoranza. Ma queste crisi degli ultimi, il nostro arrancare, questo ridicolo quasi-nulla di un virus che paralizza il nostro sistema e anche i nostri nervi quando addirittura non abbatte alcuni di noi ci dimostra che abbiano sempre avuto ragione. Magra consolazione in certi momenti come questo. Il 25 Aprile di per se stesso, nella sua natura, anche lui è dialettico e contraddittorio. Divide la società e unisce i cuori di molti che magari nemmeno tra loro però sono d'accordo. Perché in questa data c'è la rabbia di molti per ciò che si vive in questo mondo di merda, ma si rivive anche la gioia di una libertà non più condizionata per un ISTANTE dall'oppressione di qualcuno o qualcosa. È il movimento forse l'unica nostra fede. Il movimento di questa unica e sfaccettata materia che attraverso se stessa ci fa apparire le forme dello spazio e del tempo che ormai modifichiamo e arrucchiamo con le nostre mani in un continuo susseguirsi di messa in pratica e di ritorno alla teoria. Non credo nel progresso come non credo nel tempo ciclico, ma sappiamo che tutti che fanculo Dio, qualsiasi cosa essa sia, la nostra libertà sta nelle nostre mani e anche una volta conquistata non ci si potrà fermare in un socialismo mondiale. Niente resterà mai fermo, nemmeno la Nostra Utopia, se mai la realizzeremo. Buon 25 Aprile a tutti. io ero sandokan
Accogliamo con colpevole ritardo (ovuto allo sfruttamento della nostra forza lavoro da parte del Capitale) il compagno @[JonatanCoe] . Wilkommen de-socialisti. Балет тв ГДР.Фридрихштадтпалас.1977 Friedrichstadtpalast tv DDR
Pillole della NOSTRA (?!) Storia (11)

"La GIUSTIZIA di Dio è una sorta di COMUNANZA CON UGUAGLIANZA. Il cielo, esteso ugualmente da ogni parte, abbraccia in giro tutta la terra. La notte manifesta allo stesso modo tutte le stelle; e il sole, principio del giorno e padre della luce, Dio lo ha effuso dall'alto sulla terra, uguale per tutti quelli che lo possono vedere (e questi lo guardano tutti allo stesso modo): poiché Egli non distingue ricco o povero o capopopolo, stolti o assennati, maschi o femmine, liberi o schiavi. Nemmeno in rapporto agli esseri irrazionali opera contro questa norma: anzi a tutti gli animali ha effuso, uguale e comune, il sole, e con ciò rende salda la giustizia per buoni e cattivi, poiché nessuno può avere di più o sottrarre al vicino, per raddoppiare la propria parte di luce impossessandosi anche della sua. Il sole fa sorgere comune nutrimento a tutti gli animali, essendo con ciò distribuita in misura uguale a tutti la sua comune giustizia...Viceversa, le leggi nostre, INCAPACI DI PUNIRE L'IGNORANZA DEGLI UOMINI, insegnarono a trasgredirle: infatti il loro particolarismo ha frantumato la comunanza della legge divina e la corrode... (Dio) in comune per tutti creò le viti, che non sono protette contro passeri né ladri; così il grano così gli altri frutti. Ma LA MESSA AL BANDO della comunanza e dei criteri di uguaglianza PRODUSSE IL LADRO di pecore e di frutti."

Da "Sulla Giustizia", opera del II secolo d.C. scritta della setta eretica dei Carpocraziani (a quanto pare, tolto Dio, Compagni ante litteram). Il frammento è riportato da Clemente Alessandrino, padre della chiesa, nei suoi Stromati.

@[macaco]
Venezuela Oggi: quando anche un anarchico non può che gridare "GULAG!" Theatre of Hate - Rebel Without a Brain
Utenti simili
templare

DeRango: 1,14

Psychopathia

DeRango: 5,79

Mr.Moustache

DeRango: 0,70

extro91

DeRango: 6,68

Etichette 2/2
Gruppi