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Fallo sulla apposita barra grigia.
Nel 1975 avevo dieci anni.
Cadde in quell'anno il trentennale della Liberazione e alla Scuola Pubblica, con un maestro che, seppur barbuto come da moda dell'epoca, non era certo un pericoloso trotzkista internazionalista, utilizzò alcune ore dei programmi ministeriali per
a) farci visitare il poco distante Sacrario del Martinetto, il vecchio poligono di tiro della nostra città, luogo nel quale vennero fucilati dai fascisti repubblichini oltre 60 partigiani nel biennio 1943-44.
Trovarono la morte, tra gli altri, otto componenti del primo nucleo del CLN Piemontese, eroi locali a nome Giuseppe Perotti, Eusebio Giambone, Franco Balbis, Enrico Giachino, Paolo Braccini, Giulio Biglieri, Massimo Montano e Quinto Bevilacqua e ciascuno di costoro nella Torino liberata ha l'onore di una via intitolata alla propria memoria
b) utilizzare alcune ore di lezione per leggerci estratti dalle 'Lettere dei Condannati a Morte della Resistenza Italiana', di fresca stampa Einaudi

Ecco, questo era il mondo cinquant'anni fa.
Oggi si parla di concedere sì la festa, ma mi raccomando 'con sobrietà'

Un paese senza memoria è un paese condannato
“Ho agito a fin di bene e per un’idea” - Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana
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