Dopo più di un anno e mezzo dalla pubblicazione del precedente 'Psalms of extintion' che mi aveva lasciato un po' l'amaro in bocca non dicendomi più di tanto se non per un paio di brani abbastanza validi ed una incredibilmente bella ed originale cover di 'Play dead' di Bjork, Peter Tägtgren ritorna con il suo progetto Pain dando alle stampe un lavoro che promette bene in quanto a produzione, distribuzione e pubblicità, nonché giudizi critici positivi su molte riviste musicali di impronta rock/metal a promuoverne il quasi sicuro successo.

Quello che si legge sull'apposito sticker piazzato su ogni copia del CD è particolarmente realistico, ovvero: "la concentrazione di potenziali hit nell'album è più alta che mai". Infatti su 11 tracce almeno 7 o 8 potrebbero tranquillamente essere hit-singles. Parto infatti da questo per addentrarmi nel tipo di sonorità che lo svedese in questione ci ha serbato.
La ricetta in definitiva non è molto diversa da quella preparata nei precedenti lavori, tranne che per una maggiore ricerca di sonorità a mio parere più piene ed avvolgenti di tutti i brani ed una spiccata orecchiabilità degli stessi, anche di quelli più veloci e violenti nel loro incedere.
In questo Peter si fa aiutare in occasione di due capitoli dell'album, 'Follow me' e la conclusiva 'Feed us' dalla cantante dei Nightwish, Anette Olsen, presente qui con vocalizzi, là facendola da padrona nei refarain centrali delle canzoni.

In generale lo stile è sempre quello: un mix tra sonorità metal industrial che strizzano l'occhio a bands culto come Rammstein e The Kovenant e goth rock elettronico con qualche inserimento di tastiere alla maniera dark-wave, che sfiora quasi il pop nei brani a cantato pulito, se non fosse per le chitarre elettriche sporche e/o campionate con suono ultracompresso.

I temi toccati dai testi sono incentrati su insofferenza, disperazione, mancanza di fiducia in rapporti tra persone, solitudine e rassegnazione umana, profittatori economici senza scrupoli, evidenziando il tutto in taluni episodi con melodie ripetitive e semplici che si stampano facilmente in mente, in altri con immane violenza sonora e cantato urlato con cieca rabbia.

I brani che personalmente ho apprezzato maggiormente nel corso dei primi ascolti sono i due di apertura per la potenza sonora: 'I'm going in' e 'Monkey business'. Di seguito 'Follow me' per l'azzeccata struttura del pezzo oltre che per la melodia che si insinua come un loop nella testa dell'ascoltatore, ma probabilmente l'apice dell'album è contraddistinto da 'Generation X' che riesce perfettamente nel ricercato compito di fondere melodia e potenza.

Vi sono due versioni sul mercato, una normale con CD da 11 brani ed una digipak limited edition con un CD in più contenente ben 5 bonus tracks, di cui due cover tra le quali una 'Behind the wheel' dei Depeche Mode decisamente personalizzata e poco riconoscibile, 'Here is the News' della Electric Light Orchestra ed infine tre canzoni dei Pain in versione remix, due tratte dal presente album ed una dal precedente. Chi già ha apprezzato i Pain non potrà non sposare appieno questo nuovo capitolo, chi vi si avvicina non conoscendoli potrebbe rimanere piacevolmente stupito da ciò che la mente musicalmente estremamente aperta di Peter Tägtgren riesce a mescolare, creare ed infine dare alle stampe.

Can you look in my eyes
without telling me a bunch of lies
all I asked for was the truth
I thought it was me, but now I know it's you / liar!

 

Elenco tracce e video

01   I’m Going In (03:16)

02   Monkey Business (04:05)

03   Follow Me (04:15)

04   Have a Drink on Me (03:53)

05   Don’t Care (02:42)

06   Reach Out (and Regret) (03:53)

07   Generation X (04:18)

08   No One Knows (03:50)

09   Live Fast / Die Young (03:42)

10   Not Your Kind (04:07)

11   Feed Us (04:14)

12   Follow Me (Peter vox version) (04:08)

13   Clouds of Ecstasy (Bassflow remix) (03:24)

14   No One Knows (Rectifier remix) (03:45)

Carico i commenti...  con calma