Molti artisti neofolk e ambient cercano di scavare nel passato, tentando di connettere l'ascoltatore a ere ancestrali più semplici e turbolente di questo terzo millennio, nessuno tuttavia si spinge lontano quanto Paleowolf.

Si potrebbe pensare che l'Africa è un continente dalla fauna eccezionale, che la presenza di mammiferi di tali dimensioni sia circoscritta alla culla dell'umanità. Non è così. C'è stato un tempo, prima della civiltà, durante il Quaternario, in cui i nostri antenati si trovavano a fare i conti con mammiferi enormi, immensi erbivori e superpredatori, e questo avveniva dovunque c'erano esseri umani. Tali creature sembravano manifestazioni divine, piccoli uomini che conoscevano a malapena il fuoco potevano solo guardare con reverenza, cooperavano per cacciare quegli enormi proboscidati, cervidi, bovidi, sottoponendosi a rischi non indifferenti per procurarsi fonti di cibo durature. Dovevano stare attenti a non incontrare predatori che potevano fracassare il cranio di un uomo con una zampata. L'umanità non ha mai più vissuto tempi tanto pericolosi per il singolo individuo quanto la sua alba, prima della scrittura, prima delle città.

Palewolf cerca di ergersi a re indiscusso del dark ambient tribale, il suo quarto album è una maestosa e imponente ode alla megafauna paleolitica. "Megafauna Rituals" cerca di provocare una sensazione il più vicina possibile a quella di vedere in lontananza il passaggio di un branco di Mammut. Conosciamo animali come l'Uro, il Canis Dirus, il Megaloceros solo attraverso pitture rupestri, scheletri nei musei, tv e libri ma come doveva essere vederli dal vivo? Cosa provava un uomo, avvolto in una rozza pelliccia, vedendo un cervo con dei palchi di tre metri e mezzo di ampiezza? Il fatto è che anche se queste bestie sono estinte da tempo, lasciandosi dietro solo le loro ossa, ispirano ancora timore e soggezione. La voce di Paleowolf è come il latrare dei lupi, il muggire degli uri, l'ululato del vento, il ringhio degli orsi delle caverne, si tratta della pressione, del dramma che provoca la lotta per la sopravvivenza, la spinta all'evoluzione, alla guerra di tutti contro tutti.

L'atmosfera è tutto, intonazioni sciamaniche seguono ricostruzioni di versi di grandi animali estinti, soundscapes densi ed opprimenti lasciano spazio a percussioni venute direttamente da una caverna del paleolitico. Non si può fare altro che chiedersi "In tutto ciò dove mi colloco io?", chiedersi cosa è rimasto negli abissi più profondi della propria mente delle esperienze segnate dal pericolo e dall'incertezza dei propri antenati più lontani.

"Megafauna Rituals" è un perfetto esempio di quello che dovrebbe essere ogni disco ambient, un lavoro capace di portare la mente dell'ascoltatore esattamente dove vuole l'artista.

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