Mercoledì sera, un Banale vuoto come non mai: siamo solo 100 buongustai, per il concerto che rientra nell'ambito della rassegna di musica acustica itinerante "Acusticamente", che ha già ospitato Benvegnù in passato.
Il gruppo di supporto (F.S.C.) non è nulla di speciale: pop rock convenzionale, molto simile ai Verdena sotto valium ed in versione acustica.
È dopo che arriva il bello: Paolo Benvegnù, mente e mezza anima degli Scisma, compianto gruppo rock prodotto inizialmente da (indovinate un po'?) Manuel Agnelli (ti pareva) venuto alla ribalta nel lontano 1997 con Rosemary Plexiglas, ci delizia con l'anticipazione di alcuni brani inediti che faranno parte del suo lavoro solista, che dovrebbe vedere la luce a febbraio del 2004.

Coadiuvato da quattro musicisti in gamba, il frontman ci offre uno spettacolo singolare: nessuna posa da rocker (sarebbe davvero insolito per lui), musica intimista e testi all'altezza della sua meritata fama.
All'ascolto del primo brano ci si rende immediatamente conto del fatto che era davvero Paolo l'anima degli Scisma: la sostanza delle composizioni richiama quella dei brani del gruppo sciolto. C'è lo stesso lirismo, nei testi la stessa poeticità, la stessa ironia, la medesima triste rassegnazione a vivere in un mondo vuoto e senza senso: l'unica cosa che ha senso è l'amore. A volte Benvegnù ci trasmette questo, altre volte trova il coraggio di squarciare il velo e di ammettere che anche l'amore è una vana proiezione dell'animo umano, che deve sempre trovare (trovarsi) delle giustificazioni per andare avanti: sono i pezzi più tristi, nei quali però non c'è disperazione ma solo rassegnazione, che già apre la strada alla ricerca di conforto in una nuova illusione...

Inframmezzata da sporadici siparietti comici che un po' "fanno cagare" (per ammissione stessa di Benvegnù) l'esibizione è superiore alle aspettative. L'equipaggio dell'aeroplano di Paolo ci porta su, oltre le nuvole, ad ammirare lo spettacolo surreale del sole che risplende sulla coltre che sembra d'ovatta. Ad un tratto il comandante ci segnala che stiamo perdendo quota: non senza ironia: troppi pezzi nuovi. Come rimediare? Con una meravigliosa versione acustica di "Rosemary Plexiglas", ancora più intensa perché manca il contrappunto della voce di Sara Mazo: Paolo stecca all'inizio, probabilmente per l'emozione... "Domandomi, plasmandomi, io sopravviverò": brividi e pelle d'oca.
Ripresa la quota, è tempo di continuare con gli inediti: è la volta del singolo "Suggestionabili", un pezzo serrato dal testo cinico e rassegnato, con la dolorosa coscienza della nostra "eterna fragilità" che si insinua nel brano. Memorabile anche "È solo un sogno", quasi una canzone di Lennon per la grande dolcezza e per l'ossatura dell'arrangiamento. Da segnalare anche l'esecuzione di "Troppo poco intelligente", del periodo Scisma, testo semidemenziale con una batteria incalzante che toglie il fiato.

Insomma, si sarà capito, Benvegnù in chiave acustica ha presentato uno spettacolo emotivamente molto coinvolgente, nonostante il suo tentativo di understatement (storie di aeroplani, marziani, venusiani, nomi dei componenti del gruppo falsi, umorismo di varia natura...).
I brani del suo prossimo lavoro sono in sintonia da un punto di vista qualitativo con la sua precedente produzione, pur differenziandosi da essa per sporadiche fitte di cinico distacco e disincanto, che mancavano in precedenza ma che non soverchiano la levità e l'estrema poeticità del nostro.

Lo scisma lo ha segnato, ma ne è uscito nel migliore dei modi: per nulla svuotato e con tanto ancora da dire.

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