Sì, Ga(y)o è un romanzo gay, io sono gay e mi piace leggere, OK? Non solo letteratura gay, però. Ga(y)o (troppo lungo da adesso in poi lo scriverò "Gayo"!) mi è piaciuto perché... Avete presente quando ascoltate una musica che vi pare di aver ascoltato altre volte, e vi piace, vi sentite a casa, ci state bene, dentro (non intendo dire che sia scontato e già visto e rivisto, anzi)? Perché tutto è gettato lì: gli ingredienti della storia, le emozioni che racconta e a cui chiede che anche tu partecipi, ma senza usare trucchi e colpi bassi, la semplicità disarmante del racconto di una vita che semplice non è affatto. Gayo è una storia scritta con devozione naturale/naturalità devota, semplice perché creduta, e proposta perché importante: "same old story", ragazzo gay di provincia, scuola, università, rapporti con i genitori, sesso amore tradimento, oscuri presagi serenità conquistata pezzo per pezzo, vivendo ed essendo se stessi... Ma funziona, proprio perché è importante, è significativa, è semplice. E' e rimane se stessa (come il suo autore). Mi ricorda una rapsodia del Primo Novecento, con i suoi temi ricorrenti, il ritmo che trasporta, che monta cresce si oscura torna luminoso, ritmo colorato dai colori puri dell'amicizia dell'amore e della morte, colori che producono tonalità inaspettate. Gayo mi piace perché non è scontato, pur essendo una storia semplice; funziona, perché non fa appello a ciò che un_ lettore/trice vorrebbe trovare alla fine dei cicli da qui è composto; è bello, perché una volta terminato l'ascolto lascia sereni e pieni di echi soffici, ma concreti (vorrei dire, ma non ci riesco, che è fatto di solidi mattoni, ma mattoni leggeri, che non chiudono chi legge in un edificio soffocante e scomodo).Gli ultimi accordi sono tenuti sfumando, inventando ancora una volta (ma non è un difetto) il tema della vita giovane e in formazione che irrompe là dove dovrebbe esserci sconforto e disperazione (è una delle trovate più belle di Ciufici, ma non vi anticipo a che cosa mi riferisco). Gayo finisce ma continua, non usa il solito lieto fine e non impone il suo punto di vista sul mondo e la sua griglia dei valori; la propone, non la impone. Sono contento di averlo letto.

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