Come si dice, ogni promessa è debito, quindi eccomi qui, a due anni e mezzo dall'ultimo album e credo anche dalla mia recensione, per parlarvi della nuova fatica dei grandi Papa Roach, band di Vacaville, California. Il titolo dell'album è "Metamorphosis", che in origine sarebbe dovuto essere "Days of war, nights of love", idea di Jacoby Shaddix, per poi ripiegare sull'attuale titolo. L'idea del primo pseudonimo si fa trovare comunque fra le tracce, come illustrerò. Questo sesto album, registrato presso gli NGR Studios californiani, vede tra le fila della band una new entry, il batterista Tony Palermo, a prendere il posto di Dave Buckner, che personalmente amavo molto.

 

Ma iniziamo a parlare di questo cd, che devo ammettere al primo ascolto mi ha lasciato in parte perplesso ma, da discreto intenditore e grande amante della musica, so che è sempre giusto riservare più di un ascolto all'opera.

La prima traccia "Days Of War", appunto mancata title track, in poco più di un minuto strumentale molto apprezzabile, ha il compito di introdurre senza alcuna interruzione "Change Or Die", pezzo molto potente a ricordare nelle sue note a tratti il sound di Lovehatragedy e nel quale è già possibile scorgere il talento di Palermo alle bacchette, confermando la vocalità potente di Shaddix condita da soliti riff graffianti.

Segue "Hollywood Whore", primo singolo tratto dall'album, dal sound cupo e sinistro come il video ufficiale che lo accompagna. A mio avviso canzone un pò anonima anche se strumentalmente interessante. "I Almost Told That I Loved You" fa comodamente seguito alla precedente traccia, condividendo gli stessi riff graffianti e le sonorità cupe, per poi proseguire in un'impegnativa prova vocale di Coby, la cui voce sul ritornello urlato, viene quasi infastidita dai piatti di Palermo. Si continua ed alla quinta traccia la soddisfazione cresce, arriva "Lifeline" secondo singolo ufficiale, pezzo in totale stile Rock Radio ma dal sound coinvolgente dall'inizio alla fine, emoziona  soprattutto grazie alla voce di Shaddix, che dà il solito carattere inconfondibile ad uno dei pezzi migliori di questo lavoro.

Si continua bene con "Had Enough", che si apre sul bel dialogo di corde fra Tobin Esperance, che inizia prepotentemente con il suo basso, seguito poi ad oltranza da Jerry Horton, ad incorniciare il cantato di Coby, che lentamente ed in modo sommesso, porta ad un ritornello corale che fa esplodere il pezzo.

Un po' di potenza con "Live This Down" che riporta alla mente le sonorità di "Getting Away With Murder", cosa che accade in diversi pezzi, contraddistinti da tale stampo vocale e musicale, che in questo caso rappresenta un miscuglio fra le note di "Be free" e "Done with you".

"March Out Of The Darkness" dal carattere quasi acustico, si apre effettivamente su timide note, per poi sfociare in un ritornello potente e melodico nel contempo. Un'altro episodio che mostra ancora una volta le coinvolgenti doti vocali del frontman, con continui cambi di ritmo e sfumature all'occorrenza.

"Into The Light" da nuovamente fuoco alle polveri, l'urlo di Coby "this is the warning, my final warning!"  ,dà il via ad un altro pezzo significativo, dal sound molto potente, senz'altro a testimoniare e rendere giustizia nel modo migliore alla "metamorphosis", al cambio definitivo verso lo stampo rock voluto prepotentemente dalla band già nal lavoro precedente "The Paramour Sessions".

Ci si avvicina a vele spiegate all'epilogo con la ballad dell'album "Carry Me", pezzo che personalmente amo molto ed ascolto di continuo. "carry me...why don't you carry me...I can't move on,  I can't live on..." ci porta davvero con se Jacoby, grazie alla melodia ed al testo coinvolgente, un pezzo che considero tra i più belli della "nuova gestione musicale" dei Roach negli ultimi cinque anni.

"Nights Of Love" richiama la prima canzone ed insieme con essa riporta alla mia considerazione relativa alla presunta e mancata title track. Coby apre in modo quasi stonato questo pezzo apprezzabile, anche se un pò anonimo e "trascinato", quasi a volerci portare in modo stanco alla fine del "discorso", che trova conclusione con "State Of Emergency", che invece smentisce un pò la calma impostata precedentemente, gestendo la prima tranquilla parte con la voce ed il significativo suono di Charleston azionato dal novello Palermo, per sfociare poi in un altro ritornello potente animato dalle corde vocali di Shaddix. Il lavoro è chiuso all'urlo: "State of Emergency", che perlomeno per questo episodio non ci fa saltare sulla sedia ma ci dà un'altra buona prova di quanto i quattro di Vacaville siano cresciuti, seppur con qualche richiamo al passato, che comunque ha dato soddisfazioni e non si può rinnegare nè nel cuore nè nelle corde.

A mio avviso e tentando di essere il più imparziale possibile, anche se con qualche difficoltà, questo nuovo lavoro è molto ben riuscito e davvero dà l'impressione che qualcosa sia cambiato, aldilà del look o dell'atteggiamento. Un lavoro che scorre in crescendo, proponendo episodi diversi ma sempre tanta qualità, che fatico ancora a paragonare con il precedente lavoro, dato che solitamente e soprattutto in questo caso è d'uopo. Rispetto a "The Paramour Sessions", questo "Metamorphosis" mostra più maturità ed alcune idee nuove. Ragionando in modo critico, invece, il primo dei due lavori attingeva meno richiami a note del recente passato ma non è detto che farlo sia biasimabile.

Quindi personalmente do un buon voto con gioia per avere tra le mani un altro bel lavoro della mia band preferita. Dite la vostra. Al prossimo lavoro quindi!

 

 

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