Mi fa sempre piacere entrare in possesso, dopo anni di ricerche, di un cd che tanto avevo cercato ma che, per motivi di scarsissima distribuzione, non ero mai riuscito a avere (originale). E mi fa ancora più piacere constatare che tale disco si rivela essere davvero meritevole di tanta attesa e ricerche, soprattutto se il lavoro in questione appartiene al doom metal, genere di cui ormai ho paura si sia detto già tutto (o quasi).

I Passage sono un duo canadese che nel 2004 ha prodotto un solo (per quel che ne so almeno) omonimo lavoro, avvalendosi solo di due collaboratori esterni (una chitarra e una voce femminile, che appaiono ognuno in una canzone diversa) e facendo in pratica tutto da soli, dalla scrittura alla registrazione alla cover. Il risultato è un disco veramente ben fatto e coinvolgente, otto tracce di un doom tutto sommato semplice da digerire, molto melodico e malinconico, cantato totalmente in clean, e che vede come sua ispirazione la straziante desolazione dipinta dagli Anathema (fino a "Alternative 4"), dai primi Lacrimas Profundere e dai My Dying Bride (soprattutto quelli di "The Angel And The Dark River").

Lungo tutte le tracce aleggia una sensazione di già sentito, ma è lieve, appena percepibile (e riconducibile a qualche linea melodica adottata dai nostri), e non rovina affatto il lavoro del duo, che si presta a numerosi ascolti senza mai stancare e anzi, conquistando sempre di più.

Vellutato e ammaliante è il tappeto di tastiere creato da Luc, che si distende lungo le varie tracce con un andamento che, come genere vuole, si fa ora drammatico e pesante, senza scadere nella pesantezza (scusate il gioco di parole), ora più etereo e sognante, perfetta spalla per la voce melodicissima e drammatica di Roby. Lo stesso cantante si occupa anche delle parti di chitarra (liquide e dolcissime, sebbene accompagnino testi che trattano di desolazione, vuoto interiore e eterne dipartite) e di basso (un basso in alcuni momenti veramente "groovy", caldo e corposo, non un mero accompagnamento della sezione ritmica, affidata nuovamente a Luc, il quale pesta sovente con lentezza pachidermica).

Se si escludono gli undici minuti della finale "Coma", che come nome indica il nome potrebbe indurvi in uno stadio di torpore e noia mortale per via della velocità e la varietà con la quale viene suonata (ma a qualcuno potrebbe piacere) abbiamo davanti sette ottimi pezzi davvero vari e coinvolgenti dal primo all'ultimo minuto, ricchi di cambi di tempo (alcuni anche complessi) e sfumature particolari.

Sono certo che "Perfect World", "No Dawn Again", A Death In Autumn", It's Gone Too Far", "The Burden", "Only Pale Souvenirs" e "Broken Dream" sapranno fare la felicità degli amanti del doom, ma estenderei l'invito a ascoltare "Passage" a tutti gli amanti di un certo tipo di metal: si tratta di un lavoro fruibilissimo, godibilissimo e che lascia qualcosa dopo che è terminato l'ascolto (e scusate se è poco!).

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