"Impressions" è una raccolta. Che non ha molto a che vedere con l'album omonimo, sempre di Pat. In questo doppio CD troviamo raccolti ben tre dischi relativi al primo periodo di Pat Martino: P.M. Live ('72), Consciousness ('74) ed Exit ('76). L'ultima produzione prima dell'operaziona al cervello che gli avrebbe fatto perdere la memoria e la capacità di suonare e creare musica stupenda che poi sarebbero state riacquistate a prezzo di sacrifici epici.
I primi tre brani "Special Door", "The Great Stream" e "Sunny" sono sanguigni, tiratissimi e densi di frasi sparate a ritmo inverosimile. Pat Martino suonava (e suona anche ora) la chitarra come un sax soprano od uno strumento mono-tono, con pochi accordi sparsi ed un mucchio di note e frasi a ribadire ed elaborare il giro armonico senza respiro, ma con una fantasia ed un buon gusto non comuni. Non è un caso che nella maggior parte della sua produzione vi sia alle spalle un piano, acustico o più spesso elettrico, per garantire il tappeto armonico necessario. Seguono i brani del secondo disco: Impressions, Consciousness, Passata On Guitar (solo guitar), Along Came Betty, Willow, On The Stairs, Both Sides Now, Along Came Betty (alternate). In "Passata" non troviamo tracce di pomodori, bensì il riaffermarsi di un indiscusso caposcuola chitarristico, stilista puro ed originalissimo alle prese con una ballad per sola chitarra struggente ma sintetica e compiuta. Anthony Jackson, inventore della "contrabass guitar" (praticamente dell'ormai normale basso elettrico a sei corde) e musicista riverito e indaffaratissimo nella east coast USA (Steve Khan prima di tutti, a proposito: sfruculiate in giro e trovatevi qualcosa di quest'altro chitarrista scatenato ed eclettico, magari "All Access") dichiara apertamente che dve TUTTA la sua formazione musicale ad un pomeriggio passato con Pat Martino che lo ha illuminato con un paio di fogli di scale ed esercizi propedeutici.
L'ultimo disco contento nel doppio CD include Exit, Come sunday, Three Base Hit, Days Of Wine And Roses, Blue Bossa, I Remember Clifford a ricordarci che comunque si tratta di un vero jazzista militante (gli standards sono l'eterno banco di prova) con gli attributi al posto giusto e a testimonianza di ciò, onora il disco della sua presenza anche un giovane e smagliante Gil Goldstein al piano (ora affermato producer, arrangiatore, vedi anche Diana Krall live in Paris etc. etc.). La costante di Pat Martino è stato sempre Sherman Ferguson, batterista poliedrico, intelligente ed inventivo; necessario contrappunto ad un chitarrismo angolare e quadrato, desideroso di riferimenti. Nell'ultimo periodo ha inciso con i migliori giovani talenti (Joyous lake) riservandoci sempre una musica stupenda ed originale, mai trita. Musicisti che mi vengono in mente per fare paragoni e rendere un po' l'idea a chi non conosce il soggetto sono il Trane di mezzo per l'inventiva e la ricerca, McLaughlin per la tecnica chitarristica senza uguali e Gato Barbieri, ma quest'ultimo piu' per la logorroicità del Pat che per altro. Comunque a differenza del Gato, il Pat ogni tanto si ferma completamente e lascia ampio spazio ai comprimari.
Ultime note di colore: Pat Martino (nato Azzara) suona solo con chitarre artigianali; difficilmente si vede con chitarre di serie, ha un' "action" di circa un dito (tra il fondo della corda e la tastiera) ma in compenso usa mute il cui mi cantino è 0.15 quando non 0.16. Chi suona la chitarra "sa" di che difficolta' si tratta! Evviva Pat.
Elenco e tracce
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