Monotono. L'album erede di "Secret Story", "We Live Here" è una vera delusione. Nessun suono nuovo, nessuna ricerca musicale, nessuna melodia illuminante.
Siamo nel 1995 e Pat è reduce da una serie di esperienze "allucinanti" come il tour "The Road to You", dove la jazz-fusion dei dischi precedenti era andata ad estasiare le platee del mondo, la produzione di "I Can See Your House From Here" con John Scofield, per non parlare dell'eccentrico "Zero Tolerance For Silence". Scritto per 8/9 col compagno di merende Lyle Mays, è un album sovrastato dalla quantità di campionature drum loop piuttosto che dai contenuti, ed il duo si diverte a sperimentare le visioni elettroniche traslasciando di fatto la sostanza e la ricerca. Il punto di partenza è il "rumore" su appunto si va a costruire qualcosa.
Non che "Here To Stay", brano di apertura, sia sgradevole: manca di freschezza. "And Then I Knew" è complessa, ma anche in questo caso si avverte più il senso del lavoro fine a se stesso. Il blues "The Girl Of Next Door" è un evidente segnale di stanchezza. Richiami a brani garage jazz in "The End Of The World" anche se sarebbe stato più opportuno "The End Of The Fusion".
Tra parentesi folk e tinte stanche c'è il gradevole "Episode D'Azur" di stampo maysiano. La musica di Pat e Mays ha l'intento di essere evocativa, descrittiva e personale. I titoli stessi devono richiamare a viaggi e paesaggi, movimento, vagabondaggio spirituale, incarnando il perenne peregrinare del musicista on the road, ispirato dai suoi ricordi e le mutevoli ambientazioni dei tour. Il giochino scricchiola. Dopo vent'anni di Pat Metheny group, qualcosa si è inceppato.Vuoi la stanchezza mentale, vuoi la forzatura creativa. Sta di fatto che ci troviamo di fronte ad uno degli episodi meno riusciti di sempre. Arrangiamenti essenziali e in ogni pezzo ci sono riferimenti melodici e ambient già sentiti in lavori precedenti. Vedi "Red Sky" e "We Live Here".
Il costante gioco di percussioni lascia meno spazio alla creatività e sembra funga da riempitivo. Pianismi scontati, rimasugli di riff jazz-rock e poca spontaneità.
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