E' ormai un mese che ho questo album per le mani e la sensazione è inequivocabilmente quella dell'innamoramento.
I Pathosray sono una piacevolissima sorpresa nell'ambito prog-metal, e ancora di più da quando ho scoperto che sono totalmente ITALIANI.
L'album "Sunless Skies", datato 2009, ci presenta una band sicura dei propri - notevoli - mezzi, e un album in cui, pur sforzandosi, difficilmente si riesce a trovare un solo difetto. Per questo motivo, probabilmente continuerà a 'girare' per qualche altra settimana nei miei vari lettori.

01. Si parte con "Crown Of Thorns", tanto per mostrare subito i muscoli. Attenzione a non farsi ingannare: in questa traccia si sente in maniera persin troppo evidente l'influenza e lo stile dei Symophony X, che potrebbe portare fuori strada sulle vere potenzialità della band che non sono sicuramente quelle di riproporre qualcosa di già sentito. La prima traccia è forse la più debole dell'album, pur meritando una piena sufficienza.

02. "Behind the Shadows" ci mostra la band in tutto il suo splendore: riff centrati, chitarre cattive quando serve e aperte e quasi malinconiche nel ritornello. Nel finale passaggi prog di ottima qualità e del tutto orecchiabili. Comincia a farsi valere la splendida ed eclettica voce di Marco Sandron.

03. "Aurora" si presenta più introspettiva e per così dire "soft", il ritornello è di grande impatto grazie anche all'utilizzo di cori che rendono più incisiva la musicalità.

04. Con "Quantic Enigma" ci spostiamo decisamente nel campo prog, si parte lasciando spazio alla voce effettata di Sandron, supportata da basso batteria e sintetizzatore. Verso la metà la traccia prende uno sviluppo decisamente più soft con un passaggio di piano e voce, seguito da un piacevole assolo chitarra+sintetizzatore, in pieno stile prog, così come lo è il finale della canzone che regala diversi cambi di tempo, fino al finale raccontato con voce quasi death, che si adatta perfettamente. Ottimo brano.

05. La traccia 5, "In Your Arms", svela un lato forse più dolce della band, che però non perde assolutamente di mordente anche in momenti più riflessivi (sentire il lavoraccio del basso di Fabio D'Amore e della batteria di Ivan Moni Bidin sulle strofe). Finale pirotecnico e di grande, grandissimo effetto: quelli che io chiamerei semplicemente 'brividi'. Pochi accordi, una voce stupenda (non smetterò mai di ripeterlo), un coro ben inserito, chitarre acustiche di sottofondo. Davvero una splendida traccia.

06. Ecco la title-track: Con "Sons of A Sunless Skies" si torna al progmetal e ci dimentichiamo immediatamente le atmosfere un po' sognanti e melanconiche della canzone precedente: qua si pesta sulla batteria, si pesta notevolmente e con ottime ragioni, sebbene il filo melanconico continui a farsi sottilmente sentire anche qua (nel ritornello). Ottimo anche qui il lavoro di Alessio Velliscig (chitarrista) come in tutto l'album.

07. "The Cold Lullaby" tiene alto il livello dell'album, che dall'inizio non ha ancora smesso di togliere il respiro. Si ascolta in apnea, i generi e le sensazioni si rincorrono e si richiamano: in questa canzone compare una voce femminile (che tornerà, eccome se tornerà) e anche questa variante pare azzeccata.

08. Eccola che torna la voce femminile, nella piccola pausa di riflessione che è "Perpetual Eclipse": si parte con atmosfere di grande effetto, pianoforte e voce à là Great Gig in The Sky, fino a quando entrano più prepotenti sintetizzatore e batteria elettrica. Pur essendo un pezzo tutto sommato a parte, è decisamentesuggestivo non interrompe l'acme precedente raggiunto, e dà inizio al gran finale.

09. Arriviamo dunque a "Poltergeist", che con i suoi 8 minuti e passa è la traccia più lunga dell'album. Parte subito aggressiva, con gli strumenti al solito perfettamente amalgamati a sostenere la voce. A metà si scatena un vero delirio progressive con le tastiere di  Gianpaolo Rinaldi sugli scudi. Siamo al climax di un album che da questo momento regalerà meno potenza e tecnica, ma una quantità infinita di emozioni: sulla fine di Poltergeist, tutto si stoppa lasciando spazio a un pianoforte evocativo, alla voce femminile (di?) seguita da quella di Sandron, con il ritornello e le note che preludono alla final track "Man is everything, and man is nothing". Finale di grandissimo impatto con assolo e voce femminile.

10. Dopo una bellissima festa, ecco il momento di malinconica riflessione solitaria: "For the last time" è una traccia che banalmente potremmo definire semplice: ma quello che regala come emozioni, è difficile da descrivere. Un arpeggio, la voce di Sandron, ora dolce ora rabbiosa, il pianoforte. Un finale che lascia solo la voglia di ripartire dall'inizio e di arrivare alla fine.

Un album da 10, con una band che, purtroppo, è confinata ai confini regionali (veneti, mi pare), quando potrebbe tranquillamente misurarsi con realtà ben differenti. Consiglio vivamente questo album, perfetto sotto ogni punto di vista: stilistico, musicale, emozionale.  

Elenco tracce e video

01   Crown of Thorns (04:39)

02   Behind the Shadows (05:42)

03   Aurora (04:50)

04   Quantic Enigma (05:55)

05   In Your Arms (04:46)

06   Sons of the Sunless Sky (05:42)

07   The Coldest Lullaby (04:22)

08   Perpetual Eclipse (02:14)

09   Poltergeist (08:31)

10   For the Last Time (04:01)

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