Patrizia Laquidara è la nostra Teresa Salguiero. Oramai ne ho la certezza. Non sono stati sufficienti i già riusciti esperimenti in portoghese di "Para você querido Caé" (2001) e le forti reminescenze latine dei suoi due album "indirizzo portoghese" (2003) e Funambola (2007) per convincermi. C'è voluto un album in dialetto alto-vicentino per potermi permettere di stringere indissolubilmente il legame fra la bellissima voce dell'interprete e cantautrice veneto-siciliana alle atmosfere dei Madredeus. Si ascolti, ad esempio, la lunga ninna nanna de "la fumana" (sample) per capire come è stretto l'abbraccio di Patrizia con le meraviglie di Ainda.

Questo "Canto dell'anguana" è un ritorno al porto per Patrizia. Dopo anni di viaggi, scoperte, conoscenze importanti (Funambola fu prodotto da Arto Lindsay), la bellissima Patrizia decide di radunare amici musicisti, gli Hotel Rif, e poeti, il paroliere Enio Sartori, per fare un percorso a ritroso alla scoperta delle  proprie radici popolari. L'anguana di cui si canta è una figura parte donna e parte serpente-draghessa cui sono riconosciuti poteri sia benefici (fertilità creatrice, allevatrice di bambini) che malefici (rapitrice di bambini, ammaliatrice di uomini) e che da secoli pervade la tradizione orale veneta. Lungo questa contrapposizione di base si dipana un album che racchiude in sè non solo le atmosfere brasilian-portoghesi di cui sopra bensì trame balcaniche, tessiture più nazional popolari e persino gighe irlandesi.

La precisissima, anche dal vivo, voce di Patrizia sa scavalcare il Bregovic più scatenato in "ah Jente de la me tera" e atterrare subito dopo nel corale sean nos di "nota d'Anguana" (questa come altre cantata assieme alle Canterine locali del Feo) senza che il disco-rso perda di coesione e pathos.

Un lavoro suonato e cantato benissimo, scritto dalla penna di Sartori e musicato dagli Hotel Rif e dalla stessa Laquidara. Un ritorno a casa che non chiude la porta dietro di sè bensì lascia spalancato il mondo magico di Patrizia. Un mondo che la sua voce ha percorso in lungo e in largo e che oggi mi concede di ammirare.

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