Premessa: allora, forse andrebbero dette un paio di cose per meglio inquadrare la recensione di "Lupi sintetici"; penso di poter "osare cotanto" perché gli AREA hanno costituito il DNA mio e di gran parte della mia generazione. Che ci piaccia o no. Che vi siano piaciuti o no, cari i miei coetanei. Recensire o commentare un disco degli AREA o di uno dei suoi componenti è, per me, un po' come dover recensire "la propria mamma": ella è infatti un essere umano con lati positivi e negativi, agli occhi degli estranei, ma per te che ne sei figlio è una cosa unica, puro amore: irripetibile e sacra.
Non rilevo (abbastanza ciecamente ed acriticamente) alcuna pecca nella concezione e stesura dei brani, nell'ingenuità eventuale, nell'esecuzione di alcune proposte musicali e testuali del gruppo che resta per me il centro del "big bang" del mio personale universo musicale, assieme a Weather Report, Joni Mitchell, Zappa, Perigeo e pochissimi altri. Peraltro andrebbe detto che all'epoca della costituzione del gruppo, di sicuro non c'era alcun intento di appartenenza ad un qualche movimento musicale: prog, fusion, hard rock o qualsiasi altra menata. Il progetto nacque attorno a Fariselli (tastierista di estrazione classica, bravo da flippamento immediato senza sostanze iniettate) e al compianto "mostruoso" Giulio Capiozzo. Quattro anni fa circa, poco prima che morisse di infarto passeggiando sul lungomare di Rimini accanto a Patrizio ed al Fariselli Jr., ebbi la gioia pura di scambiare due chiacchiere banali con Claudio, a seguito della sua presenza nella mia cittadina per un concerto come sideman di George Cables (pianista storico USA, membro a suo tempo dei Jazz Messengers che con Giulio ha sempre avuto uno stretto legame). Mi ricordo che l'unica cosa che mi venne da dire, come un idiota, fu... "Che Dio ti benedica!" Incredibile! Che scemo! Egli ricambiò, comunque, da vero signore, con un bel sorriso beffardo, largo, grato e sincero, sincero in maniera inversamente proporzionale alla capigliatura corvina... palesemente pennellata!!!
Per lungo tempo ci sono anche state delle "ruggini" tra Ares tavolazzi e Giulio, ma fondamentalmente un'esperienza così intensa come la vicenda AREA cambia la vita tua e dei fan nel cui cuore sei entrato. Nel '77 (se non sbaglio) al teatro Tendastrisce sulla Colombo di Roma vidi per la prima volta Tavolazzi suonare un Jazz bass fretless e fu lui a consigliarmi di togliere i tasti dandomi delle dritte su come fare. Basta; per tornare un po' "al topic", mi spiace vedere recensioni "surreali" sugli AREA e me ne tengo alla larga perché penso sia un po' come voler mettere il naso per forza in qualcosa di cui forse si percepisce a distanza solo "il fantasma" ma non l'essenza vera. I dischi, pur meravigliosi e disponibili oggi, non rendono appieno la sensazione del globale fenomeno AREA di quegli anni.
Penso che del gruppo andrebbero acquistati in blocco senza esitazione i primi 5 ufficiali, poi Areazione, Parigi-Lisbona ed il Teatro Uomo. Non è un caso che il mio nipotino musicista giovincello, sentito qualcosa a casa, copiato quà e là, abbia poi fatto esattamente ciò che ho appena detto, iniziando a comperarsi i dischi originali! Il solo di Tofani su "Nervi scoperti" rappresenta già da solo la concezione musicale avanzatissima e la preparazione incredibilmente elevata rispetto alla media del tempo di questi ragazzi, già all'epoca trenta anni avanti, pur con mezzi tecnici tutto sommato ancora limitati: ricordo con tenerezza immensa l'ampli FBT terribile di Tavolazzi e i loro sforzi per comperare od avere comunque strumenti decenti od innovativi, a dispetto dell'opinione corrente del momento sulla... musica gratis e la conseguente mancanza di soldi, anche dovuta a scelte musicali coraggiosissime e senza compromessi: ne "L'abbattimento dello Zeppelin" si percepisce il riff di "Whole lotta love" stravolto da Tofani a simbolica devastazione del gusto corrente!!! Terribile nostalgia: Gong, Muzak, Linus (ancora c'è?). La scelta, poi, di lasciare il "modus vivendi occidentale" per entrare in Hare Khrisna compiuta da Paolo Tofani, costituisce lo spunto per il titolo dell'ultimo in studio "1978: gli Dei (Tofani nel trip religioso) se ne vanno, gli arrabbiati (Fariselli/Tavolazzi/Capiozzo/Stratos)" restano.
Vista a ritroso, la vita di questi grandi musicisti è solo degna di un grosso sorriso nostalgico e compiacente. Se, come si dice, "l'amore ignora i difetti, l'amicizia li adora", gli AREA sono per noi cinquantenni solo degli amici. Per sempre. Riesco solo oggi a comprendere ed accettare TUTTO di ciò che hanno fatto e prodotto musicalmente: l'esplorazione del mondo musicale AREA, infatti, ANDREBBE SENZ'ALTRO COMPLETATA con l'acquisto dapprima di "AREA II" ed "AREA II - CITY SOUND" che includono giovani ispirati talenti "sobri" e "non fumatori" attorno al sempre dannatissimo ed incazzato Capiozzo, unico superstite originario, per un sound oramai abbastanza integrato nei meccanismi di una tranquilla world music di classe. Belli comunque; (visto chi erano gli Area, dopotutto?). Una menzione a parte meriterebbero poi anche Tic&Tac, comunque molto bello, e Chernobyl 7991 (Capiozzo-Fariselli) che è veramente un tentativo (riuscito) di ritrovare in parte lo spirito originario AREA. Bellissimo e struggente canto del cigno. Il pezzo piu' commovente è il duo di tastiere e percussioni in cui Patrizio e Claudio dialogano senza nessun altro attorno, quasi a dire "siamo ancora qui a rompervi i coglioni; siamo oramai solo due, con qualche acciacco in piu' ma tanta musica obliqua dentro da tirar fuori".
Bill Evans si interessava di meditazione Zen e spesso qualche fan o amico gli domandava spiegazioni in merito; lui invariabilmente rispondeva paziente che lo Zen è come il jazz: o "senti" lo swing e le emozioni che ne conseguono o non ti ci sintonizzi per niente. E non c'è nulla da fare o spiegazioni possibili: non c'è modo di esplicitare a parole, in quanto (testuale di Bill Evans) "le parole sono i bambini della ragione". Non ci sono parole quindi per spiegare compiutamente cosa possa avere io od un mio coetaneo nel cuore per gli AREA, per cui, a proposito di "Lupi sintetici e strumenti a gas" di Fariselli mi sento solo di dire che: Recensione e' bellissimo, attuale, diagonale, curatissimo nei suoni, molto musicale e contiene anche uno spassoso pezzo con Roberto Freak Antoni: comperatevelo. Amen. : -) V.
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