Ricordo ancora i giorni in cui mi aggiravo per i corridoi delle scuole superiori sentendomi una creatura eterea ed impalpabile. Intonavo una canzone in cui si invocava il proprio "spirito gentile" portatore di armoniche convergenze. La mia professoressa di inglese, passava, proprio mentre stavo dilettandomi in quella poetica anarchia. La mia voce risuonava per tutto il corridoio ma, un po' perché ero il più bravo della scuola, e un po' perché cantavo pure bene, non venni redarguito. I miei professori, del resto, sapevano quanto fossi ridondante nel parlare e sognare di Amore.

"Che bella aria che canti", si limitò a dirmi la mia professoressa.

Le sorrisi, anche se un po' dispiaciuto per il fatto che lei non la conoscesse.

"I giorni dell'armonia", la canzone di cui mi feci portavoce tra i corridoi del mio istituto, è un singolo di Patty Pravo, rimasto orfano di collocazione in un album compiuto.

A differenza di "E dimmi che non vuoi morire", anch'esso lavoro che non trovò collocazione in un album di inediti, "I giorni dell'armonia" non ha avuto la notorietà che credo meritasse.

Originariamente, il singolo in esame, era una romanza di ben 21 minuti, poi ridotta a 4 minuti al fine di prendere la veste di una tradizionale canzone.

L'inizio del brano è un po' più concitato e l'arrangiamento e la voce sottolineano i ritmi della quotidiana esistenza, frenetica e sottoposta al giogo del contingente. Quattro colpi di batteria, poi, ci introducono nella dimensione metafisica, dominata dagli archi, della canzone.

L'interprete si rivolge ad un compagno idealizzato:

"Mio spirito gentile, da soli in questa stanza e intanto il mondo vola via, ma noi, noi restiamo".

L'idea, ingenua e narcisistica, del poter costruire una nicchia di dolcezza e stabilità, nel mezzo di un mondo ossimoricamente antropofago ed effimero, quanto può attrarre un adolescente...non mi stupisco che fossi incantato da questo attacco di idealismo e violini.

"Quando amore suonerà la sua dolce sinfonia, solo allora troverai giorni chiari di armonia"

Quella subordinata temporale era una promessa che, intonata, si faceva invocazione.

"auspicando un'altra età, cercando irriducibili la nostra via e disposti a giocarci anche la vita noi, nel rispetto ancora dell'idea di far sì che l'universo sia un concerto chiaro di armonia"

Sotto sotto credo ancora a tutto questo.

Vi prego: ascoltate questo pezzo e...sognate!

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