UN ASSOLO IN MONDSEE 

Se qualcuno mi chiedesse a chi mi piacerebbe regalare un Bosendorfer Imperial, dal prezzo di diverse centinaia di migliaia di euro, risponderei senza imbarazzo, Paul Bley, sì proprio lui, quel Bley che qualche anno prima del Koln Concert di Keith Jarrett aveva già dato un impulso al genere con il suo "Open, To Love" (1973), senza nulla voler togliere all'improvvisazione che parte dalla musica classica e che nella musica jazz si insinua caratterizzandone lo stile, la natura astratta di questa musica che dimenticandosi delle partiture ne sviluppa e ne stravolge la melodia rendendo quello che è il senso più profondo dell'arte in generale, la rappresentazione in forme varie dell'istinto, di quella sensibilità che solo i grandi artisti riescono a far emergere dalla vita, la rivelazione del nascondiglio dell'anima.

I temi musicali si muovono in su ed in giù creando un tappeto sonoro che mostra una melodia mai scontata e per niente noiosa, così ad ogni ascolto, ogni frase può sembrare nuova e scatenare emozioni diverse, come la vita in sé.

Ed è proprio su un Bosendorfer Imperial che Paul Bley scolpisce le sue invenzioni sonore, dopo 30 anni dal suo primo album di improvvisazione, Bley registra questo "Solo in Mondsee" (2001) e che solo oggi al compimento del suo settantacinquesimo anno di età decide di pubblicare, registrato in Austria (Mondsee), contiene 10 variazioni che portano alla riflessione ed alla ricerca della relazione intima e profonda fra l'istinto e il talento.

Così Paul Bley che in passato aveva collaborato con leggende della musica jazz quali Charlie Parker, Sonny Rollins, Chet Baker, Billy Higgins e Charles Mingus, mostra oggi nel 2007 la sua anima e la sua eccezionale abilità al pianoforte, regalando al mondo un lavoro che evidenzia la sua grande sensibilità, musica che è poesia pura, introspettiva ed intensa, solida, capace di segnare un punto fermo all'interno di tutto il panorama musicale, un'appiglio a cui chiunque può aggrapparsi al di là di qualunque realtà instabile.

Romanticismo e malinconia, come nessuna giornata di pioggia potrebbe regalare, luce viva e violacea che nessuna notte stellata potrebbe portare, armonie uniche e magia terapeutica che portano serenità ed abusano dei sensi, stimolandoli ed accarezzandoli, scavando negli strati più profondi dell'epidermide.

Paul Bley è un artista unico, con un'esperienza che và dai grandi artisti del jazz fino all'esplorazione, alla fine degli anni '60 della musica elettronica, con l'utilizzo dei primi Moog, un uomo che sfida il tempo e che ci mostra oggi il suo arcobaleno sonico, suonando le corde del suo pianoforte e che straordinariamente riescono a toccare l'anima di qualunque uomo.

55 minuti di imprevedibile e pericolosa passione.

"Nel giardino c'è un grande albero, enorme, la nebbia si alza lentamente verso il cielo e lascia intravedere una piccola casa dai contorni sfumati, la luce fioca del primo autunno quasi stordisce, il suono cristallino del pianoforte accompagna un nuovo giorno"

 

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