Dopo due anni di silenzio e trentacinque di (iper)attività, nel 2012 l'instancabile e sempre prolifico musicista pesarese dà alle stampe l'ennesimo tributo alla libertà espressiva e all'artigianato sonoro, "Quadrimusicali", primo parto della New Light Records.

Non ci sono più fuorvianti pseudonimi a celare la vera identità della mente dietro al progetto: niente più Paul Chain o Translate, soltanto un uomo, Paolo Catena, un uomo ormai maturo e finalmente in pace con se stesso. Un uomo e il suo mondo.

Il progetto, come esemplificato dal titolo, assembla in un'unica confezione le sue passioni di sempre: la musica e la pittura. Nella confezione troviamo infatti, oltre al CD, un libretto in cui sono immortalati una serie di dipinti realizzati dall'artista tra il 1982 e il 2010, ad ognuno dei quali è associata un'analoga composizione musicale. I quadri in questione sono spesso spiazzanti, bizzarri, astratti, fuori dal mondo come la musica di Catena.

Parlando del lato audio dell'uscita, si astenga dall'ascolto il nostalgico in attesa di una ripresa delle vecchie sonorità doom, perchè qui mancano perfino accenni qualunque alla musica rock e leggera: ampio spazio quindi alla voglia di sperimentare e concepire nuove sonorità, di cui il nostro, chi lo conosce lo sa, non sarà sazio neanche nella tomba. I pezzi sono tutti piuttosto statici, monotoni, sempre uguali a se stessi, privi di qualsiasi evoluzione significativa. Nient'altro che un flusso continuo di vibrazioni sonore, che si ripresentano ciclicamente fino a svanire. Non penso infatti di sbagliarmi se affermo che ogni brano finisce esattamente così come è iniziato. In questo modo viene rappresentata perfettamente l'idea di immagini statiche trasposte in musica, "Quadrimusicali", appunto.

A dispetto del titolo, tuttavia, spesso e volentieri(?) veniamo incontro a brani che di "musicale" hanno ben poco: nelle cacofoniche "La chitarra di Jabbah" e "Verticolo" appare impossibile individuare un qualsiasi accenno alla melodia, mentre "Bacterial" è l'apoteosi del minimalismo: un loop tastieristico costituito da un'unico suono ripetuto all'infinito per dieci minuti, che mette a dura prova la mente dell'ascoltatore. Altrettanto ostiche risultano essere le sperimentazioni kraut di "Ritorno all'inizio", divisa in due parti, e "Planet Chat".

Qua e là ci vengono incontro giusto un paio di pezzi un po' meno disumani, come "Lode al creatore Jah", introduzione acustica dai toni mistici, i contorti ricami pianistici di "La nostra fragilità" e "Lola Master Controls", elettronica ritmata e perfino ballabile, se non fosse per un oscuro lamento chiamato a minacciarci dal nulla, frutto della voce di Lola Sprint, da tempo moglie e musa ispiratrice di Catena.

Il viaggio dimensionale "V.D.M. 1984" ci trasporta in mondi paralleli e luoghi inesplorati del cosmo, sorprendendoci con tetre atmosfere che ci riportano al dark-sound che fu dell'esperienza Paul Chain, da cui il buon Paolo riprende anche l'uso del cantato fonetico, qui più cupo che mai: un brano certamente degno dell'epoca gloriosa cui fa riferimento il titolo.

Il pezzo numero 8, l'altrettanto suggestiva "Visione", è un lungo e sognante miraggio ambientale a metà tra Brian Eno e Klaus Schulze, che si sposa parecchio bene con la sua controparte pittorica.

Dal punto di vista musicale, "Quadrimusicali" continua quindi a portare avanti l'inarrestabile percorso di rinnovamento e trasformazione del suono, che da sempre contraddistingue il musicista e, pur essendo forse inferiore ai capolavori del passato, presenta senz'altro molti esperimenti interessanti, dimostrandosi degno di soggiornare nella chilometrica discografia del pesarese.

Un album senza dubbio "difficile" e complesso pur essendo estremamente minimalista, che richiede certamente più di un ascolto distratto per essere compreso pienamente.

Con questo lavoro P.C. si dimostra così ancora una volta artista in continua evoluzione, totalmente privo di limiti stilistici, libero di mettersi in gioco ed esprimersi comunque voglia, estraneo a qualsiasi logica di mercato. 

Per quanto riguarda i quadri, eviterei invece di esprimermi troppo, non essendo neanche lontanamente un intenditore.

Quello di etichettare con un voto questo lavoro è per me un compito per nulla facile e forse del tutto privo di senso: il giudizio ai posteri, se mai ce ne saranno.

Catena guarda lontano ma gli altri sono miopi.

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