Tira un leggero venticello alle due del mattino di quell'11 maggio del 2003. Partenza da Viale Regina Margherita in attesa del tram notturno. Il giorno prima il tempo non è stato molto clemente e si spera che almeno oggi Zeus non venga pizzicato da Era durante una scappatella. Almeno ci risparmia una delle sue solenni incazzature che di solito si tramutano in piogge torrenziali. Arrivo in Via dei Fori Imperiali verso le tre. qualche migliaio all'addiaccio sta animando la strada già colorata dalle luci variopinte che illuminano la facciata dell'opera di Vespasiano. Consumiamo un panino. L'attesa fa tremare i nervi.
Si dorme poco, molto poco. La strada comincia ad affollarsi e tante persone che parlano la tua stessa lingua si presentano con lo stesso meraviglioso biglietto da visita. Una chitarra classica usurata continua il suo corso vitale. Ognuno vuole cantare il suo pezzo e gli altri vogliono accodarsi cantando in coro. Sensazione bellissima garantita anche dalla clemenza del tempo che non perde un minuto a scagliare su di noi il più cocente dei soli di maggio. Si fa conoscenza, si scambiano opinioni, si canta e si suona la chitarra. Opere dei Beatles, opere di Paul imparate a memoria riempiono il cielo di quegli spazi un tempo solcati da consoli, valvassini, pretoriani, centurioni, legionari, mercanti, meretrici.
Il caldo comincia a picchiare sul serio e la questura comincia a prendere la situazione di petto. All'orizzonte si scorge un secondo troncone di gente, all'altezza dello sbocco di Via Cavour. Il nostro si affaccia a poche decine di metri dla palco. A sorpresa Paul sale sul palco per il soundcheck. Si vede poco ma si sente benissimo. Let it be, Michelle e la magia comincia a filtrare. Qualcuno piange per la commozione ed è bellissimo. Il caldo picchia e la questura si busca l'insolazione quando decide di aprire le transenne del secondo troncone per farlo unire al primo. Decisione folle che fa riversare in pochi secondi un fiume di barbari cotti dal sole. Tutti che vogliono agguantare la prima fila a costo di schiacciarci. La situazione si fa seria e non c'è più lo spazio libero di prima. Non può cadere uno spillo senza che tocchi qualcuno prima del suolo. In compenso mi raggiunge una cefalea accompagnata da dei dolori alle ginocchia per l'altrui arbitraria posizione eretta. Non posso fare altro che appoggiare il peso del corpo da un lato alla volta. Sono appena le 16:00.
Altra decisione folle della questura: aprire un varco, capienza una persona e mezzo che faccia affluire la folla fino al palco. Come far passare delle olive attraverso un imbuto. Con non poche difficoltà riesco a raggiungere la seconda fila. Qualcuno cade, qualcuno viene strattonato e grazie a Dio nessuno si fa male. Solo grazie a Lui. Il sole picchia ancora più forte, la cefalea avanza e i dolori si espandono alle altre giunture. La protezione civile mossa a compassione ci innaffia e distribuisce bottiglie d'acqua calda. Qualcuno sviene e viene portato via. Fortunatamente non subisco effetti diuretici o lassativi. L'abbandono del prezioso posto comporterebbe l'esclusione dalla seconda fila e quindi il rientro dalla coda ad occhio e croce sita in Piazza Venezia! Perdere Paul sopra alla testa per uno stracolmo cessetto chimico? Noooo. Paul è un treno che passa una sola volta nella vita. Forse due ma devi essere fortunato.
Verso le 18:00 sullo schermo gigante appare un numero mobile a cui inviare qualche messaggio per ammazzare il tempo. Battute ilari, commenti sulla Juventus fresca di scudetto, romanisti che rodono, confronti velleitari tra Paul e gli Oasis, ricerca di un bagno, saluti, richieste di scaletta. Mi sta per scoppiare la calotta cranica quando arriva la RAI ad intervistare i fortunati in prima fila. La gente comincia a "spazientirsi". Paul!!! Senza accorgercene il cielo inizia a a perdere il contrasto con il sole e delle immagini iniziano a gonfiarsi. Personaggi di Renoir, mimi, ballerine, atleti e variopinti personaggi iniziano a calcare il palco. I colori si fanno più forti, l'attesa si tramuta in adrenalina e le emozioni cominciano a sgorgare. La cefalea va un pò in aspettativa e i dolori si dileguano. Appare una magica schermata bianca e la sagoma del basso Hofner che taglia trasversalmente il palco. Le urla si sprecano. Quando dalla sagoma si materializza un uomo che invoca la folla si spezzano le prime corde vocali. PAAAAAUUUUUUULLLLLL!
"You say yes, i say no, you say stop and i say go go go...." e le emozioni non si descrivono. Magico. Con tutti i sacramenti. Magico. Inutile elencare la lunga scaletta costellata di intramontabili successi appartenenti all'era Beatles e all'epoca da solista. Effetti speciali in "Live and let die", i cori per il pubblico in "Hey Jude", tributi a John a George con l'ukulele, a Domenico Modugno. Lacrime di commozione e incontenibile felicità. Fino alle 00:30 circa. Ritorna la cefalea e i dolori ma chi se ne frega! Grazie Paul! Grazie di tutto! Non esistono parole, grazie! E se puoi torna a trovarci...
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