C'era una volta Seattle. I Green River e i Mother Love Bone. I Temple Of The Dog e i Pearl Jam. E Ten, formalmente l'esordio di un gruppo di musicisti. In realtà un punto di arrivo e uno di partenza. Ten rimane per molti versi un disco insuperato, simbolo assoluto del suono di Seattle e di quel movimento che si è soliti chiamare grunge. In esso confluiscono il "vecchio" e il "nuovo" di quel suono. Sempre che ci vengano passati questi termini, perché la stagione di Seattle inizia solo qualche anno prima: nel 1983 circa, con la storica etichetta Sub Pop. Ma in esso suonano alcuni dei nomi più attivi della scena musicale della città. Il "nuovo" è Eddie Vedder che arriva da San Diego. Ma il "nuovo" è anche la carica che la nuova formazione saprà dare al rock americano.

Stone Gossard e Jeff Ament, hanno già suonato insieme nei Mother Love Bone, il cui cantante Andrew Wood era morto per overdose nel marzo 1990. Una morte avvenuta alla vigilia della pubblicazione del disco di debutto della band Apple e dopo che l'accoglienza ricevuta dell'lp Shine aveva lasciato intravedere buone possibilità di successo per la band. Già nel 1990 Stone Gossard aveva inciso dei demo con le basi strumentali di alcuni brani che sarebbero poi diventati Alone, Once, Alive, Black e Footsteps. La cassetta arriva nelle mani di Jack Irons, futuro batterista dei Pearl Jam ed allora nella band dell'ex Clash Joe Strummer. Irons la passa ad Eddie Vedder, che aveva conosciuto durante il tour. Vedder è un ragazzo di Chicago che si è trasferito a San Diego, che non sa quasi nulla della scena di Seattle. Scrive i testi di alcuni brani, li canta e rimanda indietro la cassetta. E viene chiamato a Seattle a provare con il gruppo. Mentre prova con i suoi futuri compagni, Vedder duetta nei Temple Of The Dog con Chris Cornell. Ma Temple Of The Dog, era un qualcosa di sporadico, una celebrazione. Invece i Mookie Blaylock, nome preso a prestito da un giocatore di basket, erano pensati per diventare una band stabile. Gossard, Ament, McCready e Vedder continuano a suonare insieme. Cercano un batterista, che inizialmente sarà Dave Krusen. Il nome viene poi cambiato in Pearl Jam, e Ten viene registrato, sempre con Rick Parashar, qualche mese dopo, nella primavera del 1991. Verrà pubblicato alla fine dell'estate.

L'esplosione del movimento, e con il successo del disco, non è però immediata. Il grande periodo diventa l'estate del 1992, quando i nomi di Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden e ovviamente i Temple Of The Dog sono sulla bocca di tutti. Un film, Singles, diretto da Cameron Crowe, consacra questo momento. Vi appaiono, tra gli altri, sia i Soundgarden che i Pearl Jam.

Ten, comunque, è un grande disco non solo per il passato che l'ha generato, ma anche per il futuro che ha creato. Nel suo suono, nelle sue cavalcate elettriche, nelle sue ballate psidecheliche e nei toni rabbiosi ed epici della voce di Vedder è contenuto tutto il meglio che il rock di Seattle potrà esprimere. Spesso si è identificato il grunge con la Generazione X e con la sua disillusione. Sicuramente Ten è un disco che contiene disperazione; in alcuni momenti è segnato da una grande voglia di buttare fuori tutto quello che non va. Ma è limitativo far coincidere tutto questo con gli stereotipi di questo movimento. Comunque, per avere un saggio della carica del gruppo, basta sentire il ritornello di "Once" che racconta di un serial killer che carica sulla sua macchina una prostituta. Non mancano gli accenni autobiografici. Come il brano più famoso "Alive", basato su un memorabile riff di chitarra di Stone Gossard, il brano parla dell'infanzia difficile di Eddie. In tre versi Eddie riassume uno dei drammi della sua vita, il non aver mai conosciuto il suo vero padre. Ma nonostante tutto nel ritornello dice "Sono ancora vivo". Il tema ritornerà in altri pezzi, come in "Betterman". Il tema dell'infanzia negata riappare in "Jeremy", anche se non più in chiave autobiografica. Altro brano che musicalmente è una delle chiavi del disco, parla di un ragazzino che subisce abusi fisici e psicologici dai genitori e si suicida in classe. La storia è narrata con lo stile tipicamente frammentato di Eddie, fatto di immagini e puntini di sospensione che lasciano trapelare qualcosa di non detto. E infatti nel pezzo il suicidio non viene mai nominato. La canzone esce come singolo e viene accompagnata da un clip che vince diversi premi importanti. Ma i fraintendimenti creati dal video, che ritrae una classe di bambini, sono stati uno dei motivi che ha spinto i Pearl Jam a non girarne più per diverso tempo.

Viene molto facile pensare a Ten e associare il disco ai suoi brani più tirati, in cui si inseguono le chitarre di McCready e Gossard, con il basso di Ament che oltre a dare il ritmo, spesso suggerisce la melodia. In realtà Ten si fa ricordare anche per le ballate epiche e psichedeliche come "Garden""Release". Ma su tutti la stupenda "Black", molto criptica nel testo, con qualche accenno ad una disperazione, è diventata una delle canzoni più amate dai fans malgrado i Pearl Jam abbiano avuto una relazione contrastata con questo brano, rifiutandosi di pubblicarlo come singolo.

Insomma, nonostante Ten sia il Disco di Seattle, ancora più di Nevrmind o di quelli dei Soundgarden, non è il disco né del grunge, né della Generazione X. Semplicemente è un capolavoro che racconta storie di outsiders, e lo fa con rabbia. Ma Vedder non appartiene a nessun movimento di questo genere. Le sue canzoni sono lo specchio della già di per sè deformata società americana. Ten rappresenta il malessere sociale e la rabbia americana, con canzoni memorabili, che hanno fatto la storia del rock.

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