1. In un perfetto equilibrio: stabilmente conficcato nella sabbia.

L'immagine riflessa del figlio pinguino, abbandonata dalle mareggiate al suo sabbioso destino di pinguino, non guarda né avanti —ove si rifrange lo specchio— né indietro — ove esso getta la propria ombra— quanto piuttosto altrove.

Non dimentico della sua natura di pinguino, datale suo malgrado da chi invece pinguino decise liberamente di esserlo, il Jeffes jr., fattosi ormai la propria idea del mondo, s’è tanto più disfatto dell’asfittica livrea di pennuto, quanto più ha compreso che essa è la sua stessa pelle.

Rifiutandosi però di respirare l’aria viziata di un caffé lasciato in disuso per troppo tempo e di rimettere in piedi la giocosa orchestrina del tempo che fu, il pinguino d’oggi dismette in parte l’ebbrezza naive e le baldanzose polietnicità— frutti colti da un’allucinazione da intossicazione alimentare— così caratterestiche del pinguino di ieri. Non c’è che da accettarlo: l’orchestra se n’è irrimediabilmente andata, ma la leggiadria d’una sommessa chamber-music, quella invece resta, come se il tempo non potesse intaccarla.

2. In un perfetto equilibrio: tra forza centripeta e forza centrifuga.

Nello scorso inverno, seppur con indosso la maschera del padre, il figlio s’è vieppiù allontanato dall’onere di gestire i debiti di quest’ultimo. Ma non già per sottrarvisi, quanto piuttosto —secondo un paradossale anelito— per ritrovarsi pinguino tra i pinguini; per scoprire, da buon antropologo, com’è davvero il diafano Antartide, che i pinguini d’un tempo, ritrovatisi nei verdi prati del Sussex, non finivano di rammentare.

Qui però il viaggio alla sorgente di “Handfuls of Night” è ancora di là da venire. Memore dell’ombra lunga del passato, cosciente del riflesso abbagliante del futuro, ricercando altrove il proprio mare imperfetto, è nel barocco trasfigurato da un effetto fatamorgana, che il figliuol pinguino ritrova l’intima consonanza col padre.

Dismessi i funambolici equilibrismi tra il popolare e lo squisito, tra il melanconico e il giocondo, il caffé del pinguino d’oggi è come un levigatissimo gioello. Osservatelo con attenzione: quanto di più disadorno e dimesso, di più familiare, il tempo ha conservato dell’immaginario di Simon Jeffes, lo si ritrova, intatto, custodito fra le mani del figlio Arthur.

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