Frutto del genio assoluto di una delle migliori asce dei giorni nostri, il funambolico Misha Mansoor, già affermato produttore di Animals as Leaders e vari progetti solisti, il disco di debutto di questo combo americano propone una ben calibrata commistione di generi così apparentemente spiazzante da meritarsi l'appellativo di un genere del tutto nuovo, conosciuto dagli internauti come "Djent", termine onomatopeico coniato dal mago della sei (sette, otto) corde Fredrick Thornendal durante l'esperienza con i suoi seminali Meshuggah.
Ed è appunto nel riproporre generi ormai affermati in forma moderna il più grande punto di forza di questo disco: sfruttando le manie di grandezza del miglior Progressive Metal con un genuino e originale approccio alla melodia, "Periphery" riesce dove moltissimi suoi epigoni hanno fallito, cedendo una seppur presente ossessione per il dettaglio (classico assoluto del genere) per una disarmante spontaneità nel songwriting, che si traduce in una tracklist al limite della perfezione; togliendo le ben poche ingenuità dovute sicuramente alla giovanissima età dei componenti e, diciamola tutta, alla sempre più subliminale imposizione culturale dei nuovi media, il disco riesce a regalare una manciata di pezzi che potrebbero già esser definite dei classici assoluti.
Una su tutte, la devastante opener "Insomnia": una lezione di musica a tutto tondo, in cui una tecnica strabordante, unita ad una solida formazione fatta di Fusion, Metal Estremo, Rock e Progressive, si unisce ad arrangiamenti a dir poco miracolosi per quanto riguarda l'efficacia ottenuta, in una continua citazione e sperimentazione a cavallo tra i Meshuggah di "Nothing" e i Dream Theater dei tempi d'oro (quelli di "Take the Time", per intenderci).
Un sound cangiante quanto dannatamente convincente, insomma: pensate soltanto che nell'epico finale di "Racecars" (una dozzina di minuti di pura follia) è presente addirittura un solo di Jeff Loomis, quasi come garanzia di qualità; non basta una produzione forse troppo monocorde, fatta di chitarre ultra compresse (Fractal Audio Axe FX Ultra, per gli intenditori) e una batteria a volte troppo "finta", per sgonfiare l'entusiasmo generale, in quanto in tutta sincerità, si sta parlando di un disco che è davvero quasi impossibile togliere dallo stereo, sopratutto per noi metallari "vissuti", stanchi delle tonnellate di gruppi fantoccio che intasano la scena e allo stesso tempo delusi da molti altri che sì eran partiti bene, ma che in un batter d'occhio han avuto la peggio di fronte alle rigidissime logiche di mercato (ascoltato l'ultimo disco deli Architects?)
In sostanza, "Periphery" è un disco epocale, una vera e propria mazzata fra capo e collo ma con classe, come essere stati bordati non dalla solita banda di ubriaconi di periferia (questa è sottile...) ma bensì da un giovane talento delle arti marziali, capace di compiere prodezze indicibili mantenendo grazia e semplicità.
Se non un capolavoro, ci arriva maledettamente vicino.
Elenco e tracce
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Divodark
17 giu 11L'unica nota negativa è, come detto giustamente da te, la produzione non proprio impeccabile.
Abercrombie
18 giu 11Reehkallak78
18 giu 11macaco
18 giu 11TheJargonKing
18 giu 11Divodark
18 giu 11Riguardo la tua richiesta, la butto lì: The Francesco Artusato Project. Prova pure.
macaco
18 giu 11Delete_rio
20 giu 11Che ne pensate degli Animal As Leader? E qualcuno sa qualcosa dei T.R.A.M.?
Mirror's_Chest
2 ott 20