Nel mettere giù pensieri per la rece, tra i ricordi che si affollavano, lampeggiava di tanto in tanto quello di una strana situazione fuori contesto. Una volta, mentre aspettavo alla fermata il pullman diretto per dove mi trovavo (il posto era sempre lo stesso, non ho mai avuta molta fantasia nel giocare a nascondino) ed ero occupato a valutare le possibilità che avevo di incontrarci sopra il me stesso di ritorno dallo spazio, mi accorsi di avere addosso lo sguardo di una donna molto bella, capelli rossi come il fuoco, immobile, non molto distante da me. Ad un certo punto lei mi si fece appresso e mi chiese se non si usava più salutare vecchi amici che si conoscono da una vita. Subito mi scusai e giustificai la mia sgarberia (mi sento Minghi) col fatto che quei capelli rossi mi avevano mandato in confusione e ad una prima occhiata l’avevo scambiata per una donna che non conoscevo, “le assomiglia davvero molto, mi creda” le dissi. Lei affermò che i capelli rossi li aveva sempre avuti e che quel fatto non avrebbe dovuto mandarmi in confusione, e io le dissi che si, forse non avrebbe dovuto ma non era il caso di prendersela con lui, c’era gente che mi aveva mandato in posti ben peggiori.

Uno dei tanti esempi del come a volte nella vita occorra riuscire a dimostrarsi acuti velocemente, non attendere che il lavoro sporco lo facciano i professori di trigonometria per conto nostro.

Un’altra di quelle volte per quel che mi riguarda, e sta qua forse il collegamento con la strana situazione che ho descritto, fu sicuramente il momento in cui qualcuno che non ricordo, mi mise in mano un numero della rivista SLURP!. Quel che ricordo bene è che lo fece senza darmi troppe spiegazioni. E sarebbero state più che opportune visto che fino a quel momento avevo famigliarità unicamente con l’umorismo di “Topolino”.

“Che cosa strana!” fu quello il giudizio tecnico che ricordo ne diedi li per li. Un po' piatto, proprio come quel "demenziale" che ho letto gli viene dato da altri in giro per il web, ma mi fido poco di chi utilizza quel termine, di solito è uno dei cartelli appiccicati ai cassoni dove la gente che dimostra di faticare a distinguere bene le sfumature ficca tutto quel che non gli torna togliendosi dagli impicci.

SLURP! era tutta farina del sacco di Perogatt (Carlo Peroni), il fumettista con cui quelli della mia generazione da banotti c’hanno avuto di sicuro a che fare in qualche occasione (Il Gianconiglio del corriere dei piccoli, o più di recente ma non di tanto, l’omonimo ispettore comparso sulle pagine de “il giornalino”, le pubblicità della parmalat ecc…). Facendo un po’ il segugio in rete ho scoperto che inizialmente Slurp! era nata come inserto di un’altra rivista per ragazzi della casa editrice Domus, realizzato interamente a mano libera da Perogatt (tranne, credo, il colore). Dopo un po’ di tempo è stata data fiducia a questa iniziativa e gli è stata dedicata una pubblicazione ad hoc, sempre in casa Domus. Metto qua li link (sperando con questo di non causare rimescoli di bile a G) da cui ho ricavato la maggior parte delle info, c’è anche qualche tavola spassosa.

In quelle pagine era possibile trovarci umorismo (per ragazzi) surreale, obbliquo, in alcuni casi (A MIO PARERE) antesignano di alcune trovate di Leo Ortolani. Dava proprio l’idea di essere qualcosa fatto di getto, il disegno non era curatissimo, ma ricordo che si respirava chiaramente la libertà dell’autore di andare in qualunque direzione gli venisse in mente in qualsiasi momento, anche senza capire necessariamente il suo umorismo fino in fondo.

Il babacio verde linguacciuto, principale personaggio della rivista, utilizzava il verbo slurpare al modo in cui i puffi utilizzano puffare. Su quelle pagine ho imparato come sturare un ingorgo stradale, come distinguere un idraulico normale da un idraulico liquido, come distinguere uno spumante “brut” da uno “bellissim”, e cose anche più spassose che ora non mi sovvengono.

Non c'è il voto, perchè l'opera è invotabile.

Un’altra rece amarcord destinata, se la gradiscono, ai vecchi del sito.

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