Se la violenza potesse avere un nome, si chiamerebbe Old Pestilence.
Per quanto strano possa sembrarvi, è proprio così!

Dopo l’esordio assassino di “Malleus Maleficarum” (qualcuno per favore mi sa dire cosa significhi “martello delle malefiche”?), il grandissimo gruppo italo-olandese ci riprova nel 1989 con questo “Consuming Impulse”, che sta salendo pericolosamente nella classifica dei miei dischi più violenti (insieme a Cannibal Corpse, Morbid Angel, Suffocation et similia, anche se sono tutti gruppi che ascolto da relativamente poco, essendosi il mio tumefatto udito abituato da poco a questo tipo di suoni).

Grezzo, marcio, brutale.
Questi gli aggettivi che rendono meglio l’idea di “Consuming Impulse”: formazione originaria, con gli italiani Patrick Mameli e Marco Foddis rispettivamente a chitarra e batteria, un secondo chitarrista olandese, Patrick Uterwijk, lontano anni luce dalle prestazioni di “Testimony Of The Ancients” e soprattutto “Spheres”che in questo cd è alla presa con slides, note singole e ululati (i suoi assoli mi ricordano moltissimo quelli della felice accoppiata-Crociati (storti) di Cristo King/Hanneman) e, alla voce e al basso, LA leggenda, Martin von Drunen (in seguito con gli Asphyx), uno dei growler più cattivi, cupi e schiacciaossa che il Death abbia mai conosciuto, che offre un growl veramente pauroso.

“Four children making noise”, si potrebbe dire: ma non è esattamente così.Infatti, la preparazione tecnica, sebbene lontanissima da quella vista sulle pietre miliari“Testimony Of The Ancients” o “Spheres” soprattutto per quanto riguarda la sezione ritmica basso-seconda chitarra, è veramente eccezionale per ragazzini di 22 anni, che possono contare, infatti, su Mameli, assolutamente eccezionale e dalla tecnica impeccabile, e un batterista fuori dal comune, Foddis, che dimostra un’adattabilità sorprendente e una creatività altrettanto valida, soprattutto nei passaggi.
Niente di troppo originale (l’influenza dei Morbid Angel ma soprattutto degli Slayer e degli Obituary si sente davvero tanto), ma in ogni caso un lavoro davvero degno di nota, se si pensa che da qua si passa per arrivare a capisaldi come i successivi due cd, veramente troppo belli.

Il lavoro è un misto di Thrash purissimo e molto veloce (“Deydrated”, ”The Process Of Suffocation”) a parti tipicamente Death (“The Trauma”, ”Chronic Infection”, ”Echoes Of Death”) fino ad arrivare ad inaspettate aperture melodiche, che rimandano e richiamano con l’inconfondibile stile Pestilence ai successivi due capolavori.Inoltre, e questa è forse la cosa più importante da segnalare, i testi non sono quelli che ci si potrebbe aspettare, cioè sullo stile di “Tagliato a metà/Senti il sangue caldo che ti cola dalla bocca” (Obituary) o “Nuotare nelle budella” (primi Death), ma ben più intelligenti: si va dall’immancabile testo dedicato alle malattie infettive (“Chronic Infection”) a testi ben più belli, impegnati ed espressivi, molto vicini alla concezione dei Death di “Human”, ”Individual”, ”Symbolic” e “TSOP”, come “The Process Of Suffocation”, che accusa molto violentemente l’inquinamento che la razza umana produce (Smoke’s penetrating the atmosphere/Environment pollution, damage unmeasurable/Choking in the gas we self produced/The more we breathe, the sooner we die/Why give a child his birth/When we are poisoning our Heart…Eccezionaleeee!!!!!!!).

Insomma, un lavoro molto maturo per il suo genere, e musicalmente molto aggressivo: potrà non piacere, ma il cd è un passaggio, un’esplorazione temporanea nei meandri più estremi che però avrebbe portato di lì a poco a capolavori (forse anche per la dipartita di von Drunen e l’ingresso di alcuni bassisti tra i più rispettati del Globo) come l’osannatissimo “Testimony Of The Ancients” e il fondamentale, impeccabile e magnifico capolavoro “Spheres”.

In definitiva, una tappa fondamentale per capire l’incredibile evoluzione musicale-testuale compiuta da una band che, giorno dopo giorno, si avvicina sempre di più ai Death con l’intenzione di contendere il trono del mio gruppo preferito.

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