Un cantautore che decide di usare lo pseudonimo Pezzo di Merda credo debba avere le idee molto chiare.

E se lo pseudonimo non fuga le ombre, ci pensa poi l'approccio con cui scrive canzoni.

Questo nuovo inedito e (penso) primo singolo dovrebbe essere il preludio a qualcosa di più consistente, che a mio avviso promette bene. Se il cantautorato italiota oggi soffre di paludamenti e di revisionismi vari, non fosse altro per via di tutte le cover e le citazioni importanti che fioccano ovunque nelle classifiche radiofoniche, una canzone com "Aragosta Nera" sembra volersi schiodare da certi standard. E con pochi versi disillusi e pessimisti, calati in un'atmosfera sonora malsana e decadente, dipinge un quadretto lirico accattivamente. Certo non adatto ai palati che si abbuffano di Ligabue e di Mengoni, ma nemmeno a quelli che hanno tenuto in vita grandi come Gaber e Conte.

Pezzo di Merda scrive così:

La solitudine interiore:
chela di aragosta nera
morta e striata
da acque non sue.
Immersa nei fluidi
delle passioni altrui,
dimenticata dalle onde
già stemperate a lungo
sui litorali marci
che l’autunno ci ha lasciato
come eredità incomoda...
a tutti noi,
figli della merda.

L'aragosta nera è la metafora animale della solitudine interiore, male dei nostri tempi. Un'aragosta che ha nuotato in acque stantie a cui non appartiene e si è poi spiaggiata a morire su litorali marci... inquinati... quanto di più squallido e mortifero ci sia nel paesaggio della vita.

L'eredità incomoda delle nostre generazioni, quelle dei figli della merda. Che oggi più che mai val bene appellare così.

Musica soffusa, minimale, con un piano tipo Rhodes e poche percussioni. E sotto un tappeto di suoni stravaganti, lontani, tra ambient e sperimentazione.

Personalmente auspico che non sia un fuoco di paglia che è uscito allo scoperto tanto per provarci. Confido di ascoltare un progetto più ampio.

Pezzo di Merda potrebbe essere la vera novità che aspettavamo.

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