Nel nostro paese per separare i musicisti da canzonette da altri più impegnati si è coniato un termine che ormai è entrato nell'uso comune, talvolta è stato anche abusato: cantautore.

In genere quando usiamo questo vocabolo associamo una serie di personaggi e musicisti di valore, per coloro che si sono distinti meglio nei loro testi abbiamo parlato di poeti. Nello scenario del cantautorato italiano ci sono alcuni nomi che non hanno avuto particolare considerazione, arrivando ad essere posti in secondo piano: un esempio di questo tipo è Pierangelo Bertoli.

Il cantautore modenese ha ricevuto attestati di stima dai suoi colleghi negli anni e altri si sono ispirati a lui (il nome più celebre è il suo conterraneo Ligabue, non a caso Bertoli ha cantato alcuni suoi testi) eppure il grande pubblico italiano tende leggermente a bistrattarlo, ingiustamente aggiungo io. "A Muso Duro", disco del 1979, rappresenta uno degli episodi migliori della carriera di Bertoli, sia a livello musicale sia a livello testuale. L'inizio è folgorante, magico: la title-track, oltre ad essere uno dei suoi pezzi più celebri, è splendida: una delle canzoni migliori sul cantautore, lo descrive come un uomo che necessita di essere libero in modo da poter scrivere ciò che crede nei tempi che ritiene necessari. Emerge una critica verso i discografici, i falsi poeti, i critici ma soprattutto salta all'occhio che essere un cantautore e raccontare storie è un modo per vivere ed essere felici dentro di sé. "E non so se avrò gli amici a farmi il coro o se avrò soltanto volti sconosciuti canterò le mie canzoni a tutti loro e alla fine della strada potrò dire che i miei giorni li ho vissuti". Un altro testo con riferimenti autobiografici è "Filastrocca a Motore", estremamente lirico e personale dove emerge un elemento importante della sua vita: egli era costretto a stare sulla sedia a rotelle a causa della poliomielite.

In generale è un disco molto piacevole da ascoltare, adatto a moltissimi contesti: va bene quando si è in macchina, oppure per rilassarsi sul letto. Le sonorità sono frizzanti, briose, accessibili ma non stupide. Testualmente Bertoli mostra il suo modo di scrivere: poetico ma non intellettuale, non ci sono citazioni, un linguaggio diretto e concreto, adatto ai protagonisti delle sue storie: generalmente gente comune come se ne può incontrare per strada. Tra le altre canzoni mi preme segnalare "Cose" e "Srotolando Parole", chiusura ideale in grado di suggellare il disco. Ribadisco il concetto: Pierangelo Bertoli andrebbe rivalutato e riscoperto: da parte della critica e da parte nostra, di noi appassionati ed amanti della musica. Ritengo che questo disco sia il migliore per cominciare a conoscerlo; quindi vi invito ad ascoltarlo, è un consiglio appassionato.

"Non so se sono stato mai poeta e non mi importa niente di saperlo riempirò i bicchieri del mio vino non so com'è però vi invito a berlo e le masturbazioni celebrali le lascio a chi è maturo al punto giusto"

P.S. Le due citazioni sono tratte dalla canzone "A Muso Duro"

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