Con un paio di raccolte e un cd di debutto i Pig Destroyer sono riusciti a dare vita ad un nuovo modo di intendere il grind. La furia cieca del death metal mischiata all'intrasigenza grindcore, con improvvise accelerazioni di stampo HC/Thrash, il tutto condito con inserti noise sperimentali e dialoghi che paiono essere tratti da film horror. E se il materiale fin'ora proposto rivelava certe imperfezioni nel complesso, risultando comunque buono, con "Terrifyer" i nostri compiono il loro capolavoro. Siamo di fronte al disco della maturità, quello che li lancerà senza ombra di dubbio nell'Olimpo della musica estrema insieme agli altri 2 mostri di casa Relapse (Nasum e Dillinger Escape Plan).

21 tracce intrise di estremismo sonoro che vanno a toccare lidi sconosciuti per il genere (certi riff hanno un sapore vagamente black metal, per non parlare dei rallentamenti sludge che fanno capolino in pezzi come la title-track finale) senza cadere nell'errore di ripetere la stessa canzone per tutta la durata del disco: la varietà di riffaggio, il drumming irruento, serrato ma mai monotono e i latrati di J.R. Hayes vi accompagneranno lungo un torbido viaggio nelle profondità più nere, nei bassifondi malfamati delle metropoli, popolati da serial killer, stupratori e drogati. Come ogni uscita dei Pig Destroyer che si rispetti, anche "Terrifyer" va ascoltato, come la maggior parte degli album grind, tutto d'un fiato: la suddivisione in tracce è solo un espediente per agevolare l'ascoltatore, in quanto i brani, presi ad uno ad uno staccandoli dal contesto, non hanno alcun senso data la loro brevità (ricordiamo che le canzoni s'aggirano sul minuto e mezzo di durata).

Chi pensa che il grindcore sia morto prepari a ricredersi ascoltando questo disco, 32 minuti di violenza sonora come non se ne sentivano da tempo, un vero e proprio attacco al sistema nervoso che metterà a dura prova il vostro apparato uditivo. Il recente "Phantom Limb" sembra aver confermato tutte le loro incredibili capacità, confermando i Pig Destroyer come una delle poche realtà estreme veramente valide in giro insieme a Japanische Kampfhorspiele e Leng Tch'e, senza dimenticare i sommi Napalm Death.

Uno dei pochi CD veramente imprescindibili degli ultimi anni, da avere assolutamente, e non solo da parte degli affezionati al genere.

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