Nel 1969 nasce Pink Fairies, gruppo formato dall'unione di quattro musicisti che facevano parte dell'underground di Londra: il chitarrista e cantante Paul Rudolph, il bassista e voce Duncan Sanderson e il batterista Russel Hunter, che avevano militato assieme nei Deviants, e un altro batterista, Twink, proveniente dai Pretty Things.

Rispettati dal resto della scena musicale inglese (dividevano spesso il palco con gli Hawkwind, con i quali Rudolph suonerà in futuro, mentre Twink sarà per un breve periodo negli Stars, l'ultimo ed effimero gruppo di Syd Barrett) e annoverati tra gli anticipatori del punk e dell'hard di fine Settanta, debuttano nel 1971 con "Never Never Land", il quale dimostra che è vera solo in parte la teoria secondo cui i Fairies sono degli indiscussi ispiratori per il rock duro delle generazioni successive. E' vero che il loro lato heavy è caratterizzato come il punk da un sound ruvido ed urtante e da un songwriting scarno e talvolta monocorde, ma è altrettanto vero che queste caratteristiche erano proprie del garage americano di fine Sessanta. Il merito dei Pink Fairies è più che altro di aver sdoganato un certo tipo di rock potente e primitivo presso la loro patria, che in quel periodo brulicava di sofisticatezze progressive e di ricercatezze sonore, ma non tanto di aver coniato uno stile originale che poi darà forma al punk, merito che invece va assegnato a pieno titolo agli statiunitensi Stooges e MC5.

Il noto critico musicale Cesare Rizzi, che nel suo volume "Progressive & Underground" ha inserito i Fairies tra i gruppi minori della scena "sotterranea" inglese, afferma che la loro musica è ricca di "varianti chitarristiche che arrivano dai '60, dalla ballata pinkfloydiana, a Hendrix, Santana e Peter Green". In effetti "Never Never Land" sembra un campionario di musica già sentita: l'intensa ballata Heavenly Man sembra una canzone dei Pink Floyd post-Barrett, Say You Love Me è un brano di chiara ispirazione hendrixiana, la fusione di ritmi latini e blues di War Girl mette in pratica la lezione di Santana. Ma non solo: l'innodica Do It, rombante e sguaiata, è un'imitazione degli MC5 e in misura minore lo è anche il tirato e nervoso rock'n'roll di Teenage Rebel (non a caso i Fairies collaboreranno con Wayne Kramer, leader dell'autorevole gruppo di Detroit); Track One Side Two è una struggente ballata pianistica un pò alla maniera dei Procol Harum fino a quando non viene assalita da un ritmo sostenuto e dalle incursioni chitarristiche di Rudolph; inoltre i due brani più brevi, l'intermezzo strumentale Thor e la conclusiva ballata The Dream Is Just Beginning, così riverberati ed effettati ricordano gli Hawkwind. Gli episodi più originali, dunque i migliori, sono la trasognata ed onirica title-track, dolce e dimessa nelle strofe, movimentata e solare nei ritornelli e allucinata nel finale, e la lunga scorreria hard rock di Uncle Harry's Last Freakout, ricca di spunti strumentali e caratterizzata da una vertiginosa accelerazione conclusiva: questo brano influenzerà gli Hawkwind seconda maniera, quelli "cattivi" di Lemmy e Robert Calvert, e di conseguenza anche i Motorhead qualche anno più tardi.

Sostanzialmente i Pink Fairies sono un gruppo rispettabile e "Never Never Land" è un disco di buona musica, ma non così eccezionale ed innovativa come certa critica vuole fare credere. Nei primi anni '70 c'erano realtà musicali più originali del gruppo in questione e questo album può dimostrarlo, dal momento che è invecchiato piuttosto male. Quanto alla loro influenza, più che per la loro musica i Fairies hanno ispirato le generazioni successive per il loro spirito ribelle e violento, per l'adesione a movimenti estremi della controcultura e per la promozione di concerti gratuiti (nell'agosto 1970 suonarono gratis a pochi passi dal festival di Wight): in contesti socialmente scomodi e politicamente scorretti come il punk e l'hard di fine Settanta anche questi particolari contano.

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