C'è un gioiellino dimenticato ed è una canzoncina che parla di mele e arance. Quelli che vogliono fare i fighi non la citano mai, non compare nelle antologie e le sacre scritture floydiane appena ne certificano l'esistenza. Del resto non possono non farlo. Si tratta pur sempre del singolo successivo a “See Emily Play”...

E “See Emily play”era stato il più perfetto esempio di albionica trascendenza pop, roba che nemmeno i campi di fragole e la linea Penny.

Lo so, trascendenza pop è una espressione discutibile. Però sintetizza bene due cose.

Uno: la capacità di portare, senza cerebralismi, una sorta di sogno bizzarro nella musica, soffiando nelle canzoni un gas leggero, capace di far volare le dissonanze e le stramberie.

E due: una rabdomantica sintonia con lo spirito dei tempi.

Ed è il punto due che manca alle nostre mele e alle nostre arance.

Certo, Emily e Apple parlano entrambe dell'apparire di una fanciulla. Solo che la prima è una creatura dei boschi, l'altra gironzola per il mercato. Vuoi mettere?

Io però quando sento quello scioglilingua iniziale, una cosa tipo “Flip, flop , top, pock, pocket” non ci penso proprio più a Emily che piange.

Per non parlare di quell'andamento da fiera psichedelica, del” mantra ortofrutticolo” dei coretti stonati, il “she loves me, see you” da silly love song,, il dudududu dududududap finale

E quella chitarra poi...

Anche Rob Chapman, il supremo barrettologo, la pensa come me e nel suo splendido libro, “Un pensiero irregolare”, racconta che in una accesa discussione con i compagni di scuola fu l'unico a ritenere "Apples and oranges" pari a "See emily play"? Era una mattina del sessantotto e i Floyd si erano esibiti la sera prima alla t.v. Inglese.

Ci sarebbe poi anche Fred Frith che ha definito l'uso del pedale wah wah in questa canzone come il suo preferito di sempre. (ecco vi ho infilato pure un dettaglio tecnico).

Ma a parte noi tre, non conosco altri estimatori.

“Apples and oranges” è una canzone sfortunata: segue il mito e precede i fantasmi, categorie talmente assolute che, giocoforza, la fanno sparire, stritolandola proprio. E i fantasmi non son solo gli album di Barrett, ma anche un favoloso singolo perduto.

Perduto perché troppo strano. Chissà quale sarebbe stato il lato A, l'uomo vegetale o quell'ultimo urlo da urlare? Il garage rock caricaturale e psicotico o il quadretto alla Captain Beefheart?

Di “Vegetable Man”, essendo pura leggenda, credo sia quasi inutile parlare. Segnalo soltanto quando dice “cerco ovunque un posto per me, ma non esiste, assolutamente non esiste”.

Di “Scream thy last scream” qualcosa in più conviene dirla. Anche perché pure di lei si parla pochissimo. E' difficile però districarsi in quel caos di figurine da fiaba e scenari da incubo. Per farlo ho bisogno di una immagine che funzioni come chiave di accesso. e illumini le stanze come una pila quando salta la corrente.

E grazie a Spike Hawkins, lo stralunato inventore dello scarabeo intergalattico e amico di Syd, io questa immagine ce l'ho e trattasi di un cappotto.

Ascoltate: "vidi questo cappotto appeso da qualche parte e pensai: è una cosa così sinistra, non si vedono le braccia!..ecco noi facemmo in modo di muovere il cappotto e filmarlo”.

E così esiste un piccolo film in bianco e nero dove si vede un cappotto vagare in straducole strette e scure, da qualche parte tra Totthenam court e New Oxford street. La colonna sonora naturalmente è “Scream thy last scream”

Ecco quel cappotto mi par cosa sufficientemente incongrua, sufficientemente oscura per restituire in modo chiaro l'effetto che procura questa canzone con le sue folli e accelerate voci horror, la bofonchiata e buffissima voce solista di Mason, il controcanto angelico/spento di Syd, l'andamento da walzer sornione degli inferi seguito dal solito minuto di favoloso suono Floyd, poi di nuovo quelle voci, di nuovo il walzerino... e infine le ultime scorie, gli ultimi detriti della piena...con l'acqua che spegne la sua furia lasciando spazio al rumore dell'aria...si arriva alla fine un po' scossi.

Poi oltre ai fantasmi c'è un ulteriore carico da undici: Jugband blues con il suo ondeggiare tra tono esistenziale, suono acido e la sardonica clownerie di un ottuso suono da fanfara.

“Jugband” ha poi quel finale quasi ultraterreno, quell'arrivare al silenzio tra i brividi.

Stiamo parlando di canzoni favolose, a distanza di anni lo ammettono un po' tutti, persino David Gilmour.

Ma in mezzo a tutta questa angoscia e paranoia che ci fa una canzoncina colorata? Non ci sta come i cavoli a merenda? Un pochetto si...

L'incongruità di “Apples and oranges” è quella di essere uno squillo pop fuori tempo massimo, quando oramai le strade musicali imboccate da Syd erano già tortuose e oscure e non prevedevano più la rifrangenza giocosa e caleidoscopica in cui Emily era Alice, Ofelia, o la fanciulla dei giochi di maggio..

Rimane però una grande canzone, profumatissima e deviata, con dentro un sacco di roba: folli scioglilingua, la voce della meglio gioventù, trame sotterranee di chitarra iperacida, garruli intermezzi di pianola, soffici e sballati sfrucugliamenti floydiani, coretti ora pop, ora vagamente horror.

Si, un sacco di roba, ma tutto sta magicamente in piedi come al solito (è pop trascendente signori!!!), nonostante un cantato al millimetro dal caos e la chitarra al limite del feedback.

E' uno svolazzamento ( è pop trascendente signori!!!) ma come minato...e quando il feedback finalmente arriva, dopo quel famoso dudududapdapdadadu particolarmente scemo, e la canzone finisce pensi...pensi...

pensi che quella specie ragazza di Ipanema da sballatoni che passeggia al mercato (da qui le mele e le arance del titolo), be, pensi, non puoi far a meno di pensare, che sia una specie di sogno in pericolo...una immagine destinata a svanire.

Per tutta la canzone viene descritta di corsa, quasi col fiatone e, quando più o meno a metà, Syd si lancia in un "io l'amo, lei mi ama, incontriamoci" quel "mele e arance" "mele e arance" "mele e arance"del coro è cantato da vocette piuttosto sinistre...

o forse sembran sinistre solo a me, che Syd diceva che “Apples and oranges” era una canzoncina natalizia...

e alla fine lei, la ragazza, è sola...e getta briciole alle anatre sulla riva del fiume...e la canzone finisce con un colpo d'accetta...

Resta da dire di “Paintbox”, il lato B, ma possiamo anche non dirne nulla.

C'è sul tubo un filmato dove i Floyd (nel 68 o 69) cantano “Apples and oranges” alla tv francese. Syd, ovviamente, non c'è ed è una cosa abbastanza triste.

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