Il tour del 1977 fu uno dei più travagliati: è ovvio che l'aumentare della popolarità coincise con l'accentuarsi dei contrasti all'interno del gruppo, in particolare tra Waters e Gilmour. Questo fu anche l'anno di Animals: un album dai testi mordenti, ma con un contenuto musicale non incisivo come i precedenti. Ormai Waters è più orientato sui testi che sulla musica. Con questo album la leadership di Roger diventò sempre più concreta e la sua estraneità col pubblico aumentò sempre di più. Durante i concerti americani succedono dei fatti che daranno sempre più consistenza al muro che vuole costruire tra sè e i fans, che prenderà poi forma qualche anno dopo, in una fredda notte di Monreal. 

Dicevamo, tra le numerose tappe americane che caratterizzarono il tour di Animals, abbiamo anche quella al Madison Square Garden, dove la band si esibì per ben quattro serate, dal primo al 4 di Luglio. Lo spettacolo del 2 Luglio, dove ne è tratto un live non ufficiale, ci mostra l'esecuzione degli ultimi due album del gruppo, ovvero Wish You Were Here e, appunto, Animals. Dal punto di vista di qualità audio non ci possiamo lamentare, anche se non è delle migliori. La serata fu, a tratti, non molto esaltante, anzi fu per la maggior parte uno scompiglio generale. Infatti, il pubblico, sorprendentemente giovane, era inevitabilmente fuori di sé. Giovani spostati si alzavano in piedi a cadenze fisse agitando i pugni e urlando prima di sprofondare di nuovo esausti sulle loro sedie. Alcuni poi portarono al Garden anche fuochi d'artificio e prima dell'inizio del concerto nelle ultime file incominciarono a scoppiare petardi. Mentre Roger Waters suonava Pigs On The Wing, un tipo diede fuoco alla maglietta di uno spettatore cinque posti più in là. I fuochi d'artificio stavano innervosendo il pubblico, perlomeno quelli che riuscivano ancora a sentire qualcosa, giusto un attimo prima che i Pink Floyd riuscissero a catturare completamente l'attenzione dei 20.000 che affollavano il Garden. Gilmour mostrò tutta la sua abilità nel volgere la tensione a vantaggio della propria performance ma Waters non poteva essere felice. Incominciò ad impazzire: le sue parole risuonavano chiare e forti e continuarono per quasi tutto il concerto: "Stupidi bastardi!". Questo episodio probabilmente non favorì un ottima riuscita del live. Anche se con un inizio non promettente (della serie "il buon giorno si vede dal mattino"), alla fine si ristabilì un equilibrio e lo spettacolo andò serenamente avanti. 

L' inizio è affidato a "Sheep", eseguita senza infamia e senza lode. David ce la mette davvero tutta, ma la testa di Roger è altrove (non a caso questo tour è probabilmente uno dei più sofferti della sconfinata carriera del gruppo). Richard Wright e Nick Mason, invece, non sono proprio al top, ma la loro prestazione è comunque considerevole. Un arpeggio di chitarra acustica introduce la prima parte di "Pigs On the Wing", che non leva nè aggiunge niente alla qualità dell'esibizione. Molto meglio la seconda parte, più lunga in quanto vede l'aggiunta di un mini assolo di chitarra elettrica che rende il brano più rockettaro. Tra questi due brani abbiamo poi il picco più alto di Animals: "Dogs", incalzante e veloce come sempre, mette ancora più in risalto rispetto alla versione in studio la chitarra elettrica, che diventa addirittura distorta... il nuvolone del punk ha influenzato notevolmente i nostri, ma solo nello stile, non certo nel modo di concepire la musica. Nella seconda parte gli ululati acidi dei cani sono accompagnati dal forte sintetizzatore, che viaggia sulle ali costruite dalla batteria. Il tutto sfocia poi nel tema iniziale che raggiunge il culmine con un distortissimo solo di chitarra, chiudendo probabilmente il picco più alto del live. Subito dopo questo brano incominciano i primi disturbi tra il pubblico, tant'è vero che "Pigs (Three Different Ones)" è anticipata da rumori di fuochi e petardi, coperti in parte dalle urla del pubblico; dopo il picco più alto del disco, segue subito il primo scivolone. Il brano a quanto pare è eseguito bene, ma il continuo baccano (che procederà sino all'inizio di "Shine On You Crazy Diamond I-IV") penalizza il suo ascolto. Meglio andare avanti: alla conclusione di Animals, si parte con Wish You Were Here (album). Qui entriamo nel vivo dello spettacolo: l'intro è affidato alla lucententezza del diamante pazzo, che continua a brillare; la versione del brano è pressoché identica a quella originale, l'unica cosa da segnalare è l'intro dai profumi orientali. Non si può dire lo stesso di "Welcome to the Machine", molto più cupa ed oscura. Il basso è pulsante ed ondeggiante, molto in rilevanza, mentre la voce di Roger Waters è roca ed ipnotica, quasi rassegnata. Si passa poi a "Have a Cigar", introdotta da un bel riffone di chitarra aggressivo; alla fine vi è anche spazio all'improvvisazione, che tanto mancava fino ad adesso. Una delicata ed impeccabile versione di "Wish you were here", eseguita con l'elettrica e non con l'acustica, ci culla verso atmosfere più melodiche. Da segnalare la buona interpretazione vocale di gilmour e l'aggiunta del pianoforte in dissolvenza... da brividi. La seconda parte di "Shine On You Crazy Diamond" si preannuncia un po' più psichedelica e sperimentale della prima, molto diversa da quella studio. Potenti riff si stagliano nel cielo di New York, lasciando tutti gli spettatori a bocca aperta. In seguito vengono eseguiti due brani da The Dark Side Of The Moon: una frizzante "Money" ed "Us And Them" chiudono il cerchio, ponendo fine al concerto tra le grida del pubblico. Il gruppo saluta gli spettatori ed esce fuori di scena.

Un live non molto omogeneo, abbastanza altalenante (alterna picchi altissimi a qualche tono basso). Ovviamente questa è una delle ultime esibizioni dal vivo del gruppo con la formazione originale: Roger Waters lascerà qualche anno dopo. Il The Wall Tour, visto la grandezza e magnificenza dello spettacolo, fu composto da circa 5/6 tappe, mentre The Final Cut non ebbe alcun tour successivo. Il timone della nave Pink Floyd sarà poi lasciato nelle mani di David Jon Gilmour.     

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