Nel 1971, i Pink Floyd erano già una band affermata nel panorama  della musica alternativa (che allora era più o meno da identificarsi con il progressive), a livello commerciale avevano avuto dei buoni riscontri, ma di certo non quelli che sarebbero arrivati negli otto anni successivi. Sul piano squisitamente artistico avevano alle spalle già un curriculum di tutto rispetto, dal quale è possibile trarre degli spunti interessanti.

Sotto la guida di Syd Barrett, avevano esplorato i confini più estremi del pensare in musica e raccontato ogni sorta di trip mentale. Abdicato Barrett, perso in uno di quei trip da lui decantati, guidati da Waters, la produzione floydiana divenne decisamente più magniloquente. Si passò dallo sperimentare nuove modi di scrivere in musica, all'esplorazione delle nuove frontiere legate alla produzione. I quattro dischi in studio ("Saucerful of Secrets", "Ummagumma", "Atom Heart Mother" e "Meddle") e  le due colonne sonore ("More" e "Zabriskie Point"), mostrarono una band eclettica, che dalle venature blues ed esoteriche del secondo album, si evolse attraverso le quattro facciate in solitaria del monumentale "Ummagumma", passando dal progressive barocco di "Atom Heart Mother", alla psichedelia classica di "More" e "Zabriskie Point", per arrivare al vero disco della svolta, quel Meddle che, secondo chi scrive, rappresentò la prova generale dell'epocale "Dark Side of the Moon".

Il 1971 è dunque un anno di transizione per i Floyd, durante il quale trovarono la strada che li guidò per tutta gli anni successivi. Il live di cui trattiamo è un'interessante testimonianza dei Floyd pre-Dark side. In sostanza, si tratta di un Bootleg contenente la registrazione integrale (anche se la sequenza dei brani non è la medesima del concerto vero e proprio) del concerto di Brescia del 19 giugno 1971; la data indicata sulla copertina è errata, giacchè si riferisce al concerto avvenuto il giorno dopo al Palazzetto dello Sport dell'Eur a Roma. Esistono varie edizioni di questo disco: la prima pubblicata con una copertina a colori, che riportava il titolo e la data di registrazione in bianco sul retro; successivamente vennero realizzate una nuova versione con scritte in rosso, il vinile stesso era colorato (un disco marrone e l'altro grigio), e una terza versione in vinile rosa, che ebbe una tiratura limitata a 50 copie.

La scaletta del concerto fu composta da: "Atom Heart Mother", "Careful With That Axe Eugene", "Fat Old Sun", "The Embryo", "Echoes", "Set The Controls For The Heart Of The Sun", "Cymbaline" e come bis "A Saucerful Of Secrets"; mentre  la tracklist proposta nel disco è la seguente: "Echoes", "Set the Controls for the Heart of the Sun", "Cymbaline", "A Saucerful of Secrets", "Atom Heart Mother", "Careful with That Axe, Eugene", "Fat Old Sun", "Embryo". Inutile una descrizione"track by track" dell'album, si tratta comunque di una scaletta densa di tutti i grandi capolavori della prima epoca del quartetto di Cambridge (eccezion fatta forse per Astronomy Domine). In particolare "Atom Heart Mother", nella versione senza l'orchestra di Ron Geesin acquista i connotati più consoni ad un rock band (sebbene questa definizione risulti restrittiva per una band come i Pink Floyd). Immancabile, almeno per il sottoscritto, è l'appuntamento con "Careful with that Axe, Eugene" con l'urlo devastante di Waters e quelle sonorità esoteriche che furono il marchio di fabbrica delle prime produzioni del bassista. L'apice della performance, come in tutte le esibizioni del biennio 1970 - 1971 era rappresentato da "Fat Old Sun" e dal mitico assolo di Gilmour, in pratica il prototipo di tutti gli assolo, che questo raffinatissimo chitarrista ci propose in tutti gli anni a venire (da Time fino a Comfortably Numb).

L'appuntamento, per chi avrà la fortuna di reperire questo disco, è assolutamente imperdibile. Consiglio comunque di reperire bootlegs dei Pink Floyd pre-‘72, testimoniano di una band che non ha avuto precedenti, né successori!

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