1988.
Pino Daniele ha da diversi anni raggiunto il successo grazie agli album dei primi anni '80. Dal 1985 ha sfornato due dischi (3 se consideriamo il mini cd colonna sonora del film di Troisi) che seppur molto belli non gli hanno portato (e non gli porteranno in futuro) gli stessi consensi degli anni precedenti. In realtà la sua musica ha subito notevoli cambiamenti nello stile e negli arrangiamenti e ciò ha dato inizio a quello che sarebbe stato il suo stile negli album successivi. "Schizzechea with love" è un miscuglio un pò come tutti i dischi di Pino, ma è meno multietnico di "Bonne Soiree". In sostanza quello che si può ascoltare è la presenza di brani melodici italo-napoletani e di quel suo suond mediterraneo che in questo caso è più personale rispetto al passato in quanto, come già detto, meno contaminato da influenze quali quelle arabe. Naturalmente l'America è sempre presente.
Oltre ai grandi musicisti di cui Pino si circonda di solito, in "Schizzechea with love" troviamo anche la presenza di Steve Gadd alla batteria. Non che Agostino Marangolo non fosse sufficiente, intendiamoci. Bell'ospite d'onore.
Vediamo allora da vicino i brani che compongono questo lavoro peraltro prodotto dallo stesso Pino.
L'apripista è un brano lento, cosa atipica per Pino Daniele e un pò per tutti gli artisti in generale. Probabile che lui tenesse particolarmente a questo pezzo. E ci si può credere se lo si ascolta. Il testo è molto poetico, l'interpretazione molto sentita e che con un forte contrasto tra momenti di voce calma e di altre parti più arrabbiate. Il culmine di questo gioco di dinamica si ha con l'introduzione dello special. Molto toccante. Naturalmente anche la musica è bellissima. Un fade di archi e un accordo di chitarra all'inizio introducono direttamente il cantato, senza bisogno di introduzione, cosa pericolosa in musica, soprattutto per un artista che è noto più per il suonato che per il cantato. Oltretutto personalmente è una scelta compositiva che neanche mi piace. Ma se si parla di "Gesù Gesu" allora ci rendiamo conto che l'operazione è riuscitissima. Si cambia registro con "Tell me now". Non si riesce a qualificarlo bene; diciamo che potrebbe essere un ibrido fra un funky e un pezzo disco. Bello il basso e la chitarra effettata. La voce di Pino non è quella di oggi. Era molto potente. Carine le parole coniate da Pino che trovano spiegazioni etimologiche nel suo vocabolario Inglese-napoletano-italiano. Il pezzo cammina parecchio e quando il basso e la batteria mollano la presa lasciano un sospeso che viene ripreso con un attacco spettacolare.
La "quasi" traccia titolo "Schizzechea" ("pioviggina" per i non napoletani) ha un intro molto bello con arpeggio alla classica, acuti di pianoforte e archi. Il basso stoppato è la colonna portante del brano e l'arpeggio di chitarra è stupefacente per il modo in cui gli fluttua attorno. Il pezzo appare un lento all'inizio, ma proprio l'entrata del basso dà inizio ad un'atmosfera molto più trascinante. L'ascoltatore ha quasi l'impressione di correre dietro al metronomo. Un piano misto fra latino e blues è l'intro di "Cumbà". Bellissima la chitarra con crunch molto carico e l'assolo è magistrale: tipico di Pino, essendo pieno di pause intercalate a passaggi veloci. Il ritornello cambia completamente l'atmosfera della strofa. Da segnalare anche il sax, non sarebbe giusto dimenticarlo. E' l'ora di "Jesce juorno", uno dei pezzi più toccanti di Pino Daniele, non solo del disco. Molto romantica e poetica, ha un basso da brivido e gli abbellimenti del sax che fanno gran parte del lavoro. La chitarra classica si segnala per l'arpeggio che è un pò il riff del pezzo. Grande Pino. Ascoltate l'assolo. Non s'era mai visto così. E non si vedrà più. Ma lui è anche un grosso intrattenitore di feste e "Tra la pazzia e il blues" ci diverte molto già dal suo riff di sax. Anche il testo è divertente. Parole che descrivono gesti quotidiani esprimendo però tutte le emozioni di un genio.
"Canzone nova" è tra i miei pezzi preferiti. Da ascoltare in solitudine, regala atmosfere da sogno con gli abbellimenti dell'elettrica in sottofondo. Parla d'amore come milioni di altre canzoni. Ma non è la solita dichiarazione. Un'analisi matura e oggettiva delle sensazioni di un uomo. Parlare dei testi di Pino a volte può sembrare addirittura riduttivo, tante sono le sue qualità come musicista. L'ennessima prova, per chi in 11 anni di carriera non l'avesse ancora capito è "Cry". Suoni magnifici, a partire dai cori iniziali e l'arpeggio della chitarra piena di chorus, per passare poi alla grandezza dei cambi nel ponte, e per finire con la stessa struttura del pezzo che un ritornello non ce l'ha. E' fatto di strofa e ponte. Bastano e avanzano, credetemi. "Me so' mbriacato 'e te forever" è una splendida canzone d'amore sottoforma di pezzo ritmato, con un bel riff di chiatarra e un'atmosfera che non è mai da salotto, non è mai da innamorati abbracciati su un ponte, ma sa sempre di mare e di passeggiate tra le dune. Ci ricorda che Pino è nato sul mare e ha vissuto sul mare (ora vive ai Parioli, lasciamo stare che è meglio). L'ultima "Al capone" è una denuncia alla camorra. Alla chitarra c'è un riffone blues, ma Pino non si accontenta del riffone per fare un pezzo. Ancora una volta troviamo bellissimi arrangiamenti e incursioni in altri stili e atmosfere che rendono la musica di Pino Daniele unica e inimitabile.
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