E’ inevitabile che ad ogni nuova uscita dei Pixies le orecchie siano ben tese.

Stiamo parlando di una band seminale per l’alternative rock, che ha dichiaratamente influenzato tantissime band nel genere e che ancora oggi gioca spesso in un campionato diverso dagli altri . “Beneath The Eyrie” è il terzo album dalla reunion avvenuta ormai quindici anni fa (il settimo complessivo), ed è assolutamente lecito affermare che sia il migliore dei tre.

Il precedente “Head Carrier” (licenziato nel 2016) era un buon album, pieno di ottimi pezzi, che però mancava un tantino di coesione e forse pagava lo scotto dell’allora fresco inserimento dell’ex Swan Paz Lechantin al basso (sostituire un elemento fondamentale come Kim Deal non deve esser stato certo uno scherzo), nonostante la bella Paz se la sia cavata più che bene.

Adesso i Pixies danno l’impressione di sapere esattamente dove andare, e confezionano un disco compatto, ispirato ed incredibilmente coeso. Certo, non c’è l’immediatezza di pezzi come “Tenement Song”, “All I Think About Now” e “Classic Masher”, ma la scrittura scorre fluida e contribuisce a comporre un quadro sonoro estremamente convincente.

Il lead single “On Graveyard Hill” ha tutti gli elementi del classico Pixies Sound, così come “Catfish Kate” è forse l’unico trait d’union con gli episodi più catchy della precedente release. Da segnalare il bel crescendo della fantastica “Silver Bullet”, oltre a numerosi brani dove l’intreccio tra la chitarra di Santiago ed il basso della Lechantin fanno la differenza navigando tra le fascinazioni più disparate (il tex-mex nella sontuosa “Silver Bullet”, il Nick Cave di “Bird Of Prey”), per poi tornare verso il classico Pixies sound con il nuovo estratto “St. Nazaire” e chiudere con lo psych di “Daniel Boone” e la scurissima “Death Horizon”.

E’ una gioia sentire un band come i Pixies di nuovo a livelli così alti. “Beneath The Eyrie” è un ottimo disco, che cementa definitivamente la ritrovata coesione della band statunitense e ribadisce ancora una volta che i Pixies non sono solo il proprio glorioso passato, ma hanno anche un promettente e ritrovato futuro davanti a sé.

Brano migliore: Silver Bullet

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