Quello di ricredersi su un'opera è un atto dal duplice effetto: da una parte è indubbio un certo fastidio per aver messo in discussione il proprio criterio di giudizio, ma errare è umano e ricredersi aiuta a migliorare e comprendere meglio le cose. Inoltre una recensione con il valore di retrospettiva (parliamo pur sempre di un lavoro del 2014) aiuta a liberarsi da quelle sensazioni istantanee non sempre benefiche. All'uscita mi sono rifiutato di recensire EX di Plastikman, l'agognatissimo ritorno del moniker minimal-techno-ambient di Richie Hawtin dopo anni di ingiustificata assenza. Anche se poi in realtà è impossibile racchiudere in un genere questo tipo di musica, il genere se l'è inventato di sana pianta rimanendo il massimo, nonché unico, esponente.

Dopo aver riascoltato con attenzione EX, liberi da quella fastidiosa urgenza inconsciamente automatica dopo gli undici anni trascorsi da Closer, si riesce finalmente a comprendere l'essenza di capolavoro neofuturistico (ma rispetto a cosa? boh) rappresentata da quest'album, registrato come evento live e sorprendentemente glorificato anche dalle imperfezioni congenite. In effetti è un po' poco e lo era anche all'uscita, ma non per lo spessore dell'opera in sé, quanto per la frustrazione collaterale provocata dal fatto che di queso tipo di materiale non se ne sente mai abbastanza, e non è un bene. Nonostante tutto, EX è un ulteriore passo avanti nella libreria di Plastikman, qualcosa di ancora diverso da Closer. Qui non ci sono voci ad aggiungere un lato umano alle fredde macchine, ma è la stessa musica ad aver subito una curiosa piega. I sette brani/movimenti rappresentati dall'album - tutti iniziano con le lettere EX - risultano maggiormente complessi a livello strutturale rispetto al passato, tradendo in parte lo stesso concetto minimale in ambito techno coniato da Hawtin. Eppure tutto è straordinariamente coerente col senno di poi, non è un tradimento, ma un'evoluzione. La linea acida della Tb-303 è ancora al suo posto, ma è utilizzata in modo atipico ed è quasi sempre accompagnata da texture di synth inaspettate, che creano un certo pathos nella freddezza asettica e supersimmetrica della composizione.

EX prosegue comunque il discorso Plastikman nella sua interezza, nonostante le nuove concessioni. L'atmosfera è sempre cupa e misteriosa, il programma alienante nelle sue parentesi dilatate. EXtend è una sinuosa apertura con valore di manifesto, dieci minuti a passo marziale che vedono la riscoperta del beat in quartina, techno ambientale alla sua massima espressione. La 303 è atipica, fa capolino svogliatamente nella prima parte, come a voler controlalre l'evolversi degli eventi prima di entrare in piena azione. I synth sono quasi asfissianti e contribuiscono a creare un mare magnum magnetico. La stessa formula continua con EXpand, non è niente che non si sia mai sentito prima da Hawtin, anzi, è chiaro riconoscere riferimenti a precedenti opere, ma anche in questo caso i synth offrono nuove chiavi di interpretazione, creando una tensione del tutto inedita. Ma come sempre il meglio è lasciato per ultimo, con due brani veramente memorabili: EXpire è la traccia migliore del disco e ci mostra davvero il lato più nuovo del progetto Plastikman: senza avvalersi di drum machine, ma solo hat e una combinazione di 303 trascinante, Hawtin crea un microuniverso in divenire, con un pathos travolgente sublimato nell'ascesa finale; è una sorta di viaggio verso l'estinzione sensoriale che non può che terminare in una supernova digitale. Dopo il caos programmato si precipita nella esaustiva EXhale, più che mai il concetto di prog trasferito nel mondo di Plastikman: una oscura negoziazione tra bassline, drum machine e linee acide anticipa un discorso molto più ampio, con una evoluzione compositiva percepibile e che nobilita veramente questo tipo di musica. La presenza dei synth è ancora molto forte e prende pieno campo nei minuti finali, trasformando la formula in pura espressione ambient, contornata da una linea 303 che ha assunto a questo livello quasi una delicatezza acustica. Magnifico.

EX è assolutamente un album da rivalutare, forse all'uscita è stato eccessivamente criticato di manierismo e accusato della sindrome del too little too late, ma è difficile parlare di fuori corso quando non c'è un riferimento temporale, né una reale competizione. L'universo Plastikman si muove su parametri avulsi, da lui stesso stabiliti, non possiamo fare che contemplarlo, cercando di trovare una logica che è sempre, nel suo essere sistematicamente insondabile, soggettiva. Ed è il bello di questo progetto. Sono molto contento di essermi ricreduto, ma per favore caro Richie, non farci aspettare altri dieci anni!

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