2000. Millenium Bug. Nuovo millennio, nuovo secolo, nuovo decennio, nuovo anno. I Pooh entrano nel loro trentaquattresimo anno di attività, e ventisettesimo con la stessa formazione, con un lavoro che si sarebbe dovuto chiamare "Con un grande futuro alle spalle", ma che poi si chiamerà "Cento di queste vite". Ancora una volta, come per il precedente "Un posto felice", un titolo neutro, per far cogliere al pubblico la sensazione dell'album nella sua interezza, senza privilegiare uno o più episodi in particolare. Comincia Stefano con "Un grande amore", brano che segna un ritorno rockeggiante della band, dopo un album decisamente pop, ed è l'unico cantato interamente dal batterista. "Gli altri tre", come li avrebbe definiti Stefano in un brano del 2004, si mettono in luce in tre brani a testa. Roby in "Non dimenticarti di me" e "Ti sposerei domani", la prima forse più riuscita della seconda, entrambe del filone sentimentale del tastierista, e in un'altra traccia di cui si parlerà avanti; Red in "Stai con me", il singolo che lanciò l'album, "Io ti vorrei di più" e "L'altra faccia dell'amore", canzoni amalgamate dallo stile inconfondibile del bassista veneto; Dodi nelle impegnate "Padre a vent'anni" (la migliore traccia del disco) e "Buona fortuna e buon viaggio" (arrangiata acusticamente), e infine nella scanzonata "Devi crederci". In tutti e tre i brani di Dodi il felsineo mette in luce il suo fare chitarristico, che lo rende uno dei più bravi in Italia e non solo. C'è spazio anche per il momento corale, "I respiri del mondo", che doveva essere il singolo di lancio, dove i quattro si alternano come al solito le strofe e l'assolo figo di Dodi fa il resto. Giungiamo alla fine con un brano diviso in due, proprio come "Parsifal" e "Dove comincia il sole", e che è insieme alla canzone sul padre in guerra la migliore del disco: "Puoi sentirmi ancora", dedicata ad una fan scomparsa nel 1999 in un incidente mentre si recava a un loro concerto. I Pooh la cantarono al Concerto di Natale in Vaticano. La seconda parte, strumentale, è da brividi ed alza il livello del disco tutto, un disco di livello un po' superiore al precedente "Un posto felice", sebbene non tra i più importanti lavori della band. Stefano compensa in suo cantare di meno con lo scrivere i testi insieme al leggendario, e compianto tredici anni dopo, Valerio Negrini. Dopo un bambino in una busta di cartone tocca ad un acrobata nero su sfondo verde rendere l'idea del disco nella copertina.

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