Ritorno ad ascoltare con piacere un album dei Pooh. "Dove Comincia il Sole" del 2010, e non poteva esserci titolo migliore per questa seconda vita della band. Grande e storico gruppo questo, da non sottovalutare mai. Sia perché calcano le scene dal mesozoico e di cose da raccontare ne hanno e come. Grande rispetto in un momento di assoluto vuoto artistico.
I Pooh, veri dinosauri, potrebbero stupirci con esperienze straordinarie che con aria di scherno ignoriamo o trattiamo con sufficienza. Ma sarebbe un errore. Andate a leggervi la biografia di Peppino di Capri, per intenderci, è più rocker lui, maledetto fino al midollo, che mille Pete Doherty di oggi.
Ma torniamo ai Pooh. Il disco suona molto rock, e finalmente dinamico. Sarà che si sono tolti quella palla al piede di Stefano d'Orazio (l'ormai ex batterista). A tratti ha punte di malinconico progressive. Non dimentichiamoci che i signori in questione vengono dal rock prog anni '70. E infatti quell'estetica si riscontra immediatamente all'apertura dell'album. Dove comincia il Sole parte prima, e seconda. Una suite. Dodici minuti di storia italiana rock. Ne 'L'Aquila e il Falco' addirittura non può non venire alla mente qualche partitura della Vergine di Ferro, ascoltare i coretti di Facchinetti e l'incedere del ritornello e mi direte. E' tempo di rimembranze lungo l'ascolto dell'album, forse è il momento di fare i conti col passato, e loro lo fanno senza autocommiserazione. A tratti emerge l'epopea 'Parsifal', riecheggia qua e là tratti apocalittici di 'Rotolando Respirando', 'Viva'. La chitarra la fa da padrona. Tolte le insopportabili tonnelate di 'chorus', Dodi Battaglia arrangia e produce il tutto con un suono più scarno e diretto. Anche i barocchismi pianistici sono ridotti al minimo. Niente di sanremese. L'intro chitarristico di 'Isabel' è proprio preso da un disco degli Iron Maiden, orchestrazioni comprese, troppo divertente. Anche le voci dei tre sono decisamente più composte. Niente vocalizzi con vibrati al limite del patetico. Cori, terze, ben dosate che non schiacciano l'economia di brani come 'Fammi sognare ancora', 'Amica Mia'.
In conclusione è bene ricordare che le parte di batteria sono state affidate a Phil Mer e Steve Ferrone. Le liriche perlopiù sono quelle di Vincenzo Negrini, il quinto dei Pooh, oggi quarto... e forse sono l'unico punto debole di una megaproduzione tutta made in italy.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma
Altre recensioni
Di paul91liam
La title track è qualcosa di stupendo, di meraviglioso e si rimane folgorati.
Per trovare ancora qualcosa di pregevole in questo ambito, è meglio rifugiarsi nei vecchietti, piuttosto che nel nuovo (commerciale) che avanza.