Portal, "Outre". O "dell'orrore cristallizzato in musica".

Perché in questa valle di lacrime il pericolo non può mai essere disgiunto dalla bellezza? Perché le ragazze più avvenenti sono quelle che ti tirano un tuono tale che poi allo specchio dici "Buonasera, desidera?"? Sono domande che l'uomo si pone da sempre, al cospetto di una verità quasi innegabile come quella appena citata; verità la cui validità si applica anche al genere noto come Avantgarde metal, la cui estrema varietà costituisce uno splendore ma anche (per l'appunto) un rischio da non sottovalutare. E difatti stavolta mi sono invaghito di un gruppo che non ti fa sentire come se fossi seduto sulla dinamite, peggio: come se avessi un candelotto acceso nel sedere. Si tratta dei geniali ed ineffabili Portal, che col loro secondo album "Outre" (2007) raggiungono -ahinoi -la loro piena maturità, dopo un lavoro ancora piuttosto acerbo come "Seepia".

Descrivere efficacemente questo disco con parole umane è impresa ardua se non impossibile, visto che l'oggetto in questione è tutto tranne che umano. Questi pazzoidi australiani dalla follia esacerbata esprimono subito le loro intenzioni omicide con l'intro "Moil": in pratica, sarà come cavalcare uno spirito in un vorticoso turbinio di anime; un sound stridente ed agghiacciante che preannuncia catastrofi di proporzioni bibliche. Se qualcosa nel vostro intestino si è mosso, a partire dalla successiva "Abysmill" non potrete fare a meno del pannolone: un'onda cupa e implacabile vi assale, il growl color pece del fantomatico "The Curator" si spande come bile nerastra, e il muro delle chitarre (Horror Illogium e Aphotic Mote) sovrasta la batteria del ciclopico Monocular e, complice l'assenza di una qualsivoglia struttura nei brani, vi disorienterà, vi stordirà, vi sballotterà, rendendovi relitti umani incapaci di intendere e di volere.

E non crediate che finisca qui: si va avanti su questa strada per tutto il lavoro, eccezion fatta per due chicche: la title track e l'ultima traccia, "Sourlows". In "Outre" al tormento del Black ambient si aggiunge un feroce noise, in un crescendo parassitico: un po'come essere torturati con una fiamma ossidrica prima di essere stuprati con una motosega! Per quanto riguarda l'altro pezzo...spettacolo. E' il brano più assurdo e arzigogolato di tutto il carrozzone, e questo la dice lunga; due minuti e spiccioli prima che inizi il sound che imperversa per tutto l'album, una sorta di macchia informe e tentacolare che abbranca ogni organo vitale alla cieca.

In conclusione, sapete che vi dico? Se siete uno di quelli che vanno a vedere i film horror da bimbiminchia con la propria bella, per contrastare gli abomini dello schermo col limone, sudante dal terrore e dalla goduria mentre gli altri vomitano... allora forse è meglio che lasciate perdere. Ma se siete uno dell'altra categoria, uno di quelli che le proiezioni orrorose le sentono sulla pelle, e godono nel guardare il povero adolescente di turno mangiato vivo dalla bisnonna sepolta in giardino, fatevi un favore, comprate quest'opera e lasciatevi deliziare. Perché questa sarà anche musica, ma è comunque una delle tante declinazioni del puro orrore

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