Eterni. Intramontabili. Inossidabili. Maestosi. Grandi.
Non so che aggettivi usare per parlare dell'ultimo concerto visto a Catania (al teatro Metropolitan) il 23 gennaio tratto dal tour "Stati di immaginazione" e portato in giro per l'Italia dalla Premiata Forneria Marconi.
Possibile che a 60 anni si può suonare rock con quella carica, grinta e forza?
Possibile se a suonare è la mitica P.F.M.
Di Cioccio sembra avere le coronarie di acciaio per come suona la batteria e salta da una parte all'altra del palco. Mussida è come il vino: più "invecchia" meglio è. Djivas continua a suonare il basso con degli arpeggi da incantare anche un mostro di tecnica qual'è Patitucci. Di Fabbri, ormai in pianta stabile nel gruppo dal 1979 (escludendo la parentesi del ritorno sul mercato di "Ulisse"), è inutile dire che è una pedina fondamentale nello scacchiere del gruppo con il suo violino, tastiere e chitarre. Il sostituto di Franz, quando scende a cantare, è il bravo Piero Monterisi mentre l'ultima pedina entrata nel gruppo, in ordine di tempo e solo di quello, è il bravissimo Gianluca Tagliavini che onestamente non fa rimpiangere il socio fondatore, ormai nuovamente fuori dall'organico, Flavio Premoli.
Un concerto quello di Catania, a proposito sono partito da Cosenza per essere presente alla serata, assolutamente incredibile per tecnica, cuore e brani eseguiti. L'inizio è affidato al brano "L'Isola di niente" eseguito mentre scorrono le immagini della copertina dell'ultimo CD-DVD "Stati di immaginazione". Il muro sonoro che si sente è micidiale. Subito dopo viene presentato "La città dell'acqua" brano estratto dall'ultimo "Stati di immaginazione" con tutto il gruppo tornato in stato di grazia a livello compositivo. Lo spettacolo continua con tre brani dall'album Chocolate King (non in sequenza): "Out Of The Roundebaut", con un iniziale assolo del grande Mussida, "Chocolate King" e la mitica "Harlequin".
L'ultimo lavoro, "Stati di immaginazione" viene suonato quasi interamente, con la sola esclusione di "Agua Azul", ed è stato molto toccante quando, nell'esecuzione de "Il sogno di Leonardo" è stato proiettato un plus al video originale, con le immagini di Angelo D'Arrigo, impegnato nella galleria del vento a rendere attuabile lo studio di Leonardo riuscendo, come un uccello, ad alzarsi dal suolo. Alla fine del brano Di Cioccio ha espresso l'idea del gruppo affinché l'aeroporto di Catania possa essere intitolato ad Angelo, invitando sul palco la moglie Laura, la quale ha apprezzato sia l'omaggio musicale che l'idea dell'intitolazione dell'aeroporto, facendo dono a Patrick, Franz e Francone, di una penna d'aquila ciascuno, dono che il marito custodiva gelosamente nell'eventualità queste avessero potuto servire a curare, rimpiantandole, qualche aquila ferita. Molto toccante questo momento dove la Premiata ha ricambiato con un omaggio floreale e l'ulteriore dedica della successiva "Suonare suonare".
Il pubblico del gremitissimo teatro reagisce alla grande trasmettendo alla band quel calore ed incitamento che il sestetto ricambia brillantemente. L'assolo di Djivas, con l'inclusione delle note del mitico "Luglio, agosto, settembre nero" degli indimendicati "Area", apre le porte al blues semielettrico di "Maestro della voce" con totale coro di accompagnamento del pubblico che interagisce con Di Cioccio. Proseguendo lo spettacolo l'adrenalina sale. È il momento de "La luna nuova" seguita dall'omaggio all'indimenticato amico e poeta Fabrizio De Andrè con "Volta la carta", brano congeniale ai sei musicisti nel quale vanno a nozze coinvolgendo un pubblico sempre più partecipe. Subito dopo partono le note della "Carrozza di Hans"… I bis logicamente sono affidati ad "Impressioni di settembre" con tutto il pubblico a cantare insieme a Mussida ed al manifesto sonoro del gruppo: "Celebration", durante il quale Di Cioccio incita il pubblico a seguirlo nell'ormai famoso "Ce-le-bration".
Alle 00:20, dopo due ore e trenta di concerto, termina lo spettacolo nel vero senso della parola, che vede l'intero teatro tributare il giusto riconoscimento ad un gruppo inossidabile e grandioso e del quale tutti "noi" dovremmo andarne fieri.
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