In questo album troviamo il poliedrico chitarrista dei Metal Church, Kurdt Vanderhoof alle prese con uno dei suoi tanti progetti paralleli.
Ad accompagnarlo troviamo Scott Albright alla voce, l'esperto tastierista, Brian Cokeley (Quiet Riot, Vanilla Fudge), oltre al batterista Jeff Wade ed al bassista Brian Lake (entrambi dei Metal Church).
La cosa strana è che 'Peace Among The Ruins', uscito nell'estate scorsa, suona come un album in perfetto stile anni 70, se non si guarda la data di pubblicazione uno stenterebbe a crederci.
La musica di questo lavoro è stata registrata alla vecchia maniera, con i veri suoni dell'organo Hammond e del sintetizzatore, il tutto condito da suggerimenti progressivi e psichedelici che rendono questa opera una reale squisitezza da ascoltare. Nelle otto tracce dell'album si trovano riferimenti ai principali gruppi dei seventies, dai Deep Purple agli Yes, passando poi dai Pink Floyd agli Uriah Heep e perfino gli Emerson Lake & Palmer.
E' molto difficile segnalare dei pezzi migliori di altri in questo lavoro, anche se una nota di merito va sicuramente alla titletrack, vera bastonata sonora che ricorda da vicino lo stile dei vecchi Deep Purple con la chitarra di Vanderhoof e l'organo di Brian Cokeley a dominare la scena. Con The Fringes si passa attraverso ad un altro brano adrenalinico e potente che mantiene linee melodiche costanti e riff tipicamente datati, che lo rendono coinvolgente e trascinante.
Con Season si parte per un viaggio psichedelico che ricorda molto da vicino i primi Genesis, quelli di Peter Gabriel per intenderci, ma è con Find The Time, brano progressivo e di stampo atmosferico che i Presto Ballet raggiungono picchi notevoli a livello compositivo, con il cantato di Scott Albright che si eleva su tutta la struttura. Si prosegue poi con Speed The Time, Sunshine e Slave brani dove la chitarra e l'hammond si rincorrono e si scambiano convenevoli a non finire, senza tralasciare la vena melodica che è la vera spina dorsale di questo gruppo. La chiusura del disco è la classica ciliegina sulla torta, Bringing' it On, uno stupendo pezzo melodico che farebbe impallidire anche il metallaro più incallito.
A mio modesto parere questo è un debutto discografico di grande valore, e se chi come me, ama la musica degli anni 70, è un disco ke vale la pena ascoltare e riascoltare.
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